Editoriale
Green pass obbligatorio per i tesserati: l’unico modo per salvare il calcio italiano
Dal Consiglio Federale ecco la proposta del Green pass obbligatorio per i tesserati per salvaguardare il calcio in tutte le sue declinazioni
Il calcio italiano si aggrappa al Green pass per tutti i tesserati del mondo del calcio. La risposta, chiara e netta, è arrivata dal numero uno della FIGC Gabriele Gravina al termine del Consiglio Federale.
«Il Green pass deve considerare tutti: non solo i tifosi ma anche i calciatori. La nostra proposta è in linea con quanto prevede il Governo italiano. Il nostro protocollo ad esempio è più severo e la Federazione valuterà nell’agevolare la campagna vaccinale e, in seguito, se sarà il caso di adottare provvedimenti di obbligatorietà al vaccino per i tesserati. Dire che chi non ha il vaccino non potrà svolgere una determinata attività credo sia giusto da valutare».
Una presa di posizione che indica la rotta da seguire, forse quasi inevitabile dopo i vari cluster che hanno contraddistinto queste prime settimane di allenamenti, vedi Spezia o Empoli in Serie A tanto per dire. Anche perché effettivamente pare al momento l’unica direzione credibile per garantire una certa regolarità ai campionati professionistici.
Ma non solo, perché il problema ben più grave da affrontare è la ripresa del calcio giovanile e dilettantistico, falcidiato ormai da oltre un anno e mezzo. Buttare nel cestino anche una terza stagione agonistica assesterebbe forse il colpo del ko definitivo all’intero movimento di base.
Dunque senza Green pass (vaccinazione completa, attestato di guarigione o tampone negativo) non si potrebbe svolgere attività agonistica? Sì ed è la scelta più logica anche perché il protocollo della passata stagione prevedeva l’obbligo di tampone settimanale. Anche per quei pochi campionati dilettantistici che erano riusciti a ripartire, seppur con enorme fatica.
Costi oggettivamente insostenibili se ampliati a qualunque categoria giovanile, a meno di rendere invece i tamponi completamente gratuiti per le società. Sta di fatto che le imminenti scelte definiranno il futuro del calcio italiano. Non quelli dei campioni superpagati, ma dei milioni di dilettanti, ragazzi e bambini che amano questo sport.