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Il Cagliari e la lotta salvezza: così è cresciuto l’undici di Ranieri
L’incubo del ritorno in Serie B sembrava ormai vicinissimo e i tifosi del Cagliari stavano già preparandosi per un finale di stagione al cardiopalma. E invece la squadra allenata da Claudio Ranieri ha saputo risorgere giornata dopo giornata, compattandosi e macinando punti utili alla salvezza. Il discorso non si è ancora chiuso e il margine di vantaggio sulla zona retrocessione è ancora esiguo ma per lo meno i rossoblu si sono tirati leggermente fuori dalla zona di pericolo provando a navigare in acque molto più tranquille. Per quanto riguarda le ambizioni di classifica sicuramente la formazione sarda non è mai rientrata tra le formazioni di vertice nei pronostici e nelle quote sulla vincente della Serie A che riguardano le favorite per lo scudetto, ma considerando anche il grande valore della sua guida tecnica Ranieri, essa è sempre stata considerata una squadra con tutte le carte in regola per tentare anche una salvezza tranquilla. Ma nel calcio non si deve dare nulla per scontato e così un campionato che poteva sembrare un incubo adesso sta prendendo una piega diversa.
Il girone d’andata
Al giro di boa della Serie A, il Cagliari aveva conquistato solo tre vittorie, a fronte di nove sconfitte e sei pareggi. Un ruolino di marcia deludente, inconsistente, che aveva porta la squadra sarda sul fondo della classifica e con una grande crisi di identità. Una situazione da cui non se ne usciva né sul piano tattico, né su quello caratteriale. A far male non erano le sconfitte che potevano essere attese contro le big ma ovviamente i fallimenti negli scontri salvezza contro il Verona o il Frosinone, ad esempio, e soprattutto i tanti pareggi con rimonte subite, come è capitato contro il Monza e la Salernitana. Punti persi, punti preziosi lasciati per strada in una Serie A agguerritissima tra le squadre che vogliono rimanere in categoria.
Il girone di ritorno
Una situazione che aveva portato persino Ranieri a rassegnare le dimissioni da allenatore del Cagliari, però respinte in blocco dalla squadra che ha dato un segnale forte all’allenatore di origini romane e una motivazione in più per fare bene e provare a cambiare il proprio destino. Detto fatto, si direbbe. Di punto in bianco il Cagliari è cambiato, ha seguito il suo allenatore e lo ha ascoltato senza mai tradirlo. Da vera squadra. Tatticamente non ci sono stati stravolgimenti o strategie moderne, particolari o chissà quale soluzione innovativa. No, Ranieri si è affidato tatticamente a un banalissimo 4-4-2, se vogliamo anche in qualche modo antico e superato. Ma nel calcio a volte l’innovazione porta solo guai ed è meglio rimanere ancorati alla tradizione. Così è successo a Cagliari, con la qualità di Gaetano, la verve anche sotto porta ritrovata da Jankto, Lapadula e Pavoletti sempre pronti a dare il proprio contributo e l’equilibrio e la mentalità di Deiola e Makoumbou. Fedeli scudieri per Ranieri più che calciatori che hanno deciso di rimboccarsi le maniche e provare l’impresa. Un ottimo lavoro che ha permesso di analizzare le gare come si deve e dal di dentro, mantenendo le linee di gioco strette, analizzando i momenti della gara muovendosi di conseguenza pressando alto se serve, o attendendo nella propria metà campo, a seconda delle situazioni di gioco. E poi ripartendo in attacco con cattiveria e velocità. Ma soprattutto nel segno della squadra, di un lavoro collettivo che non esclude nessuno e che più si sente il senso di appartenenza più viene voglia di fare bene. Al Cagliari potrebbero mancare una manciata di punti per regalarsi la salvezza e questo porterebbe all’addio di Ranieri dalla Sardegna, chiudendo così un ciclo che ha regalato una promozione da sogno e ora spera nella gioia della salvezza.