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Prati: «Il mio obiettivo e della squadra è raggiungere al più presto la salvezza…»

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Il centrocampista dei rossoblù Matteo Prati ha concesso un’intervista dove risponde a varie domande su lui, il Cagliari e Nazionale

Matteo Prati, centrocampista del Cagliari classe 2003 ha risposto a delle domande concesse in un’intervista, qua le parole riportate dall’Unione Sarda:

TITOLARE INAMOVIBILE? «No no, ogni stagione si ricomincia, si segue quello che dice il mister, l’obiettivo di un giocatore è quello di dare una mano alla squadra. Non penso di essere inamovibile, non lo penserò mai. L’allenatore vedrà di volta in volta cosa serve».

CHI è PRATI? «Sono un play, ma so adattarmi anche a fare la mezzala».

L’AVVENTURA AL CAGLIARI «Appena ho saputo del Cagliari, dissi subito che ci volevo venire. Sono arrivato un po’ tardi, quasi a fine mercato e in ritardo di condizione, doveva essere un anno di crescita personale e lo sapevo, anzi dico grazie ai miei compagni per come mi accolsero. Ora sono più consapevole delle mie qualità, il lavoro da fare è sempre tantissimo, oggi penso solo a crescere».

CONSACRAZIONE E CONVOCAZIONE NELLA NAZIONALE MAGGIORE: «La nazionale è nei sogni di tutti i ragazzi. Ora sono nell’Under 21 e sono felice di esserci, la nazionale maggiore vedremo. Più che una consacrazione personale, l’obiettivo è raggiungere il più velocemente la salvezza e far gioire i nostri tifosi, sono straordinari, ti trasportano, una cosa da provare, fa venire i brividi solo il ricordo, li ringraziamo».

DIFFERENZE RANIERI E NICOLA: «Non mi piace fare paragoni. Ogni mister ha le sue idee, con noi Nicola ha avuto un impatto positivo, tutti lo stiamo seguendo, solo tramite lui possiamo arrivare al nostro obiettivo».

CHE VITA FA PRATI? «Faccio la vita del calciatore da diversi anni, vivo da solo da due anni, non c’è tanto altro da dire».

COSA GLI PIACE E COSA CONSIGLIA DI CAGLIARI? «La cosa che mi piace di più, per me che vivo in centro, è fare una passeggiata a piedi di pomeriggio, oppure una camminata al mare, ed è quello che suggerisco ai miei quando arrivano da Ravenna».

PRIMA ESPERIENZA A SAN SIRO DA CALCIATORE: «Da piccolo andavo spesso con mio padre a vedere le partite, ci ho ripensato quando mi riscaldavo, prima dell’Inter. L’emozione era bruciante, ma quando si comincia tutto passa».

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