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Joao Pedro: «Cagliari è casa mia. La fascia di capitano? Un onore»
Il vantaggio della duttilità tattica, i gol fin qui segnati, la difficile trasferta di Roma: Joao Pedro tra crescita personale e di squadra
Dal rischio di stare al buio alla luce dei riflettori. Dopo l’ottima stagione in Serie B e la scorsa positiva annata, soprattutto considerando infortuni e squalifiche, Joao Pedro aveva rischiato di finire ai margini del progetto tecnico. Il 3-5-2 scelto da Lopez aveva di fatto escluso il trequartista, ma dopo qualche esperimento fallito il brasiliano si è ripreso di prepotenza il ruolo di titolare alle spalle di Pavoletti. Finora ha messo a segno 5 reti, bottino che ne fa il miglior marcatore rossoblù. A secco contro la Sampdoria, Joao Pedro pensa alla sfida dell’Olimpico di sabato sera: «Gol contro la Roma? Speriamo, ma contro una grande squadra come la loro non basterà segnare: servirà un’ottima prestazione da parte di tutta la squadra», ha spiegato al Corriere dello Sport.
A Cagliari il brasiliano classe ’92 è maturato sotto diversi aspetti, e la fascia di capitano ha aggiunto responsabilità: «Per me è un onore. Fino a quando non la indossi non capisci l’importanza e la responsabilità di averla. Dopo la prima volta che l’ho avuta, è cambiato il mio modo di vedere le cose e forse i compagni mi hanno scelto perchè sono riuscito a trascinare la squadra in alcune occasioni». Arrivato per fare la mezzala, Joao Pedro è poi passato sulla trequarti. Poi il ritorno al ruolo di seconda punta, già rivestito ai tempi del Penarol. La duttilità, per Joao Pedro, è un vantaggio: «Se sai ricoprire più ruoli e fai quello che ti chiede il tecnico puoi diventare un giocatore importante. Do un 6 pieno a quanto fatto finora, sono felice ma so di poter fare ancora meglio». Per un brasiliano che si sente sempre più al centro del progetto ce n’è un altro che ultimamente sta trovando meno spazio: «Farias? Qualcuno deve star fuori perchè in campo vanno in 11 ma conosciamo tutti le sue qualità, in questo momento gli è mancato solo il gol». Infine una chiosa sul futuro: «Dopo l’infortunio dello scorso anno, che mi ha costretto a star fuori tre mesi, ho maturato sempre più la convinzione che Cagliari è casa mia».