Focus
Il nuovo Joao Pedro
Dopo la squalifica di sei mesi, Joao Pedro è tornato sui campi mostrando una grande crescita mentale. La prova da leader tecnico e caratteriale contro la Roma ne è l’ultima dimostrazione
A volte un brusco cambiamento può tirar fuori forze che nemmeno si immaginavano di avere. Accelerare dei processi che altrimenti avrebbero richiesto più tempo. Forse è proprio quel che è successo a Joao Pedro, che dal suo ritorno in Italia (dopo la toccata e fuga di Palermo) è cresciuto gradualmente cambiando di netto, però, soltanto negli ultimi mesi. Con il passare delle stagioni il brasiliano era man mano diventato tra i giocatori più importanti per il Cagliari, senza mai dare – tuttavia – l’impressione di essere davvero prossimo al salto definitivo.
Nell’estate 2015 la prima vera presa di responsabilità, tutt’altro che scontata: «Sono rimasto per riportare il Cagliari in A». In cadetteria le qualità del numero 10 rossoblù emergono prepotentemente e Rastelli impiega giusto qualche giornata per capire che non può più considerarlo un alter ego di Farias. Prima da mezzala e poi da trequartista Joao Pedro si prende il Cagliari. A fine stagione si contano 7 assist e soprattutto 13 gol. Reti mai banali: l’ultima – bella e pesante – delle quali apre le danze al San Nicola di Bari in quella che poco più di un’ora dopo sarebbe diventata la serata del ritorno in Serie A, della missione compiuta.
Missione compiuta anche per il brasiliano. Che deve dimostrare di valerla, quella Serie A. A fine stagione i sardi chiudono all’undicesimo posto, anche grazie all’apporto del classe ‘92 nonostante un’annata storta: prima la frattura del perone ed oltre due mesi di stop poi, poche settimane dopo il rientro in campo, la squalifica di tre giornate (opinabile) per un’entrata in ritardo sul romanista Strootman. Il finale di stagione fila liscio, con JP10 che mette insieme 5 reti e 2 assist in 14 gare. Anche il 2017/18 è macchiato. Joao parte bene, benissimo: 3 gol ed un assist nelle prime otto giornate. Poi timbra altre due volte prima di una nuova squalifica: quattro giornate per aver rifilato un pestone gratuito a Chiesa. Uno di quei colpi di testa che un calciatore di spessore dovrebbe evitare. Scontata la squalifica, passa un mese ed arriva la notizia choc: la NADO Italia lo sospende perché risultato positivo ad un controllo antidoping.
Inizia il calvario del ragazzo di Ipatinga, che a maggio viene squalificato per sei mesi nonostante la richiesta di quattro anni della Procura Federale: «Mi sento rinato dopo aver conosciuto il verdetto, perché con la richiesta di quattro anni da parte della Procura non era più una questione di carriera o professionale, ma umana». Clic, scatta la molla. I mesi di stop forzato rendono Joao Pedro un uomo più maturo. Perchè certe situazioni possono toccare nel profondo. Dare una forza che probabilmente non si sapeva di avere, accelerare quei processi di maturazione di cui si parlava prima. Al rientro dalla squalifica Maran lo schiera immediatamente dal primo minuto, Joao Pedro ne impiega appena quattro per far sapere a tutti che è tornato: sfrutta un pallone vagante in area e batte Donnarumma con un tiro non irresistibile, ma decisivo. Proprio come lui, non di certo un calciatore dalla tecnica cristallina ma concreto, efficace, spesso decisivo.
Il mix di tecnica ed attitudine al sacrificio rendono il brasiliano uno degli imprescindibili del Cagliari di Maran. E, visti i risultati impalpabili sotto porta delle seconde punte, il tecnico trentino decide di avanzare la posizione del diez a spalla di Pavoletti. Con l’infortunio di Castro, JP10 è tornato a fare il trequartista e con la Roma ha offerto una prova da applausi, qualunque sia il punto di vista dal quale la si guardi. Efficacia, abnegazione, tecnica, equilibrio. Joao Pedro ha dato quella dose di qualità che era mancata dal crack del crociato dell’argentino, aggiungendoci una leadership silenziosa ma ben riconoscibile. Emblematica, dal punto di vista tecnico, la giocata strepitosa per liberarsi di due-tre uomini nella ripresa del match contro i giallorossi. Ma ancor di più la lucidità nel frenare in tutti i modi un Ceppitelli infuriato con Mazzoleni per il rosso appena ricevuto. O, ancora, l’esultanza rabbiosa dopo la rete di Ionita, in cui c’è il suo zampino. Restando in tema esultanze, quella di oltre un mese fa è inequivocabile. Dopo il gol del momentaneo 1-1 segnato alla Juventus Joao si tocca la tempia e dice: “E’ tutto qua”. E’ tutto là, nella testa, il suo cambiamento. Una crescita che forse non sarebbe stata tanto rapida senza le vicissitudini dell’ultimo anno.
Al miglioramento tecnico si affianca una ben più tangibile maturazione dal punto di vista mentale. E quel pestone totalmente gratuito nei confronti di Chiesa sembra davvero lontano nel tempo. Due mesi fa dichiarava amore al Cagliari: «Qui ho vissuto momenti particolari. Ho giocato tante partite, vinto un campionato e superato periodi brutti. Ora mi sento cagliaritano». Il rapporto con club e città si è fortificato nelle difficoltà ed una delle conseguenze dirette è stata la firma su un nuovo rinnovo di contratto. Ora le circostanze non chiedono a Joao Pedro soltanto di alzare il tasso tecnico della squadra, ma anche di esserne un punto di riferimento. E lui, senza prender tempo, sembra avere tutte le intenzioni di rispondere all’appello. Tecnica, abnegazione ed ora una maturità tale da consentirgli di vestire i panni del leader. Il nuovo Joao Pedro…è tutto qua.
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