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Joao Pedro: «Tocca solo al Cagliari salvarsi. Su Semplici…»

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Joao Pedro, capitano del Cagliari, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai taccuini de Il Corriere dello Sport

Joao Pedro, capitano del Cagliari, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulle pagine de Corriere dello Sport in merito alla sua carriera calcistica e al futuro della squadra sarda in campionato.

TERZULTIMI – «Sono le regole del gioco. É la conferma di ciò che sapevamo: lasciamo stare gli altri, salvarci dipende solo da noi, dal Cagliari».

SITUAZIONE CAGLIARI – «Intanto il nuovo allenatore ha portato maggiore serenità e un bel po’ di entusiasmo. Infatti: sette punti in quattro partite. Semplici è arrivato e ci ha detto proprio questo, state tranquilli, avete qualità in abbondanza, giocate come sapete».

GIOCO PIÚ SEMPLICE – «Si, ma questo è normale quando sei in situazioni critiche. A più cose devi pensare più diventa probabile sbagliare».

DI FRANCESCO – «É più rigido di altri nel chiedere certi movimenti in campo, però ti fornisce sempre alternative tattiche, è un profondo conoscitore del calcio, prepara perfettamente le partite. Eravamo noi calciatori a dover cambiare passo e ci siamo riusciti».

RUOLO DA ESTERNO – «Solo all’inizio con il 4-3-3. Poi ci siamo messi praticamente a due punte».

RUOLO DA ATTACCANTE – «Alla fine lo scopo del gioco è segnare.campiamo per quello. Io ho cominciato da mezzala E ogni tecnico mi ha regalato un pezzetto di campo: Zeman, Rastelli. Con Maran sono diventato definitivamente una seconda punta».

BRASILIANO PIÚ PROLIFICO IN EUROPA – «Prendo quello che mi lasciano i compagni: certe volte loro fanno il lavoro sporco e io vado in rete. Scherzo: sia una caratteristica è spendere sempre tutto, in ogni partita.credo sia da quello che si giudica un giocatore, molto più che dei risultati o dalle cifre.comunque lavoro accanto a gente è davvero forte. Pavoletti praticamente mi hai insegnato tutto ciò che una punta deve sapere».

DIETRO A GIGI RIVA – «Lo conosco bene e l’ho sempre ammirato. Per noi che viviamo e lavoriamo nel calcio a Cagliari, è un Dio. Niente paragoni, ma è un onore essere accostato a uno così».

NAZIONALE BRASILIANA – «Ci sono una marea di giocatori straordinari e giovani, tutti decisi ad arrivare. Io credo che la fortuna abbia un ruolo, però nel calcio è sempre il merito a fare la differenza. Non credo di essere stato ignorato. Ho quello che mi sono guadagnato. Se dovessero chiamarmi, darò l’anima come ho sempre fatto. Forse ho cominciato tardi dimostrare il mio valore».

RIMPIANTO – «Neppure mezzo. Non ho l’ossessione di battermi per lo scudetto per una coppa europea. Sono il capitano di quello che per me è il club migliore del mondo, vivo in una città stupenda davanti a un mare stupendo. La gente viene qui e non vuole più andarsene. Per me tutto questo equivale essere il numero uno».

NUMERO UNO – «Neymar. Pensa cose impossibili e le realizza anche. Probabilmente è stato sfortunato a trovarsi nella stessa epoca di Messi e Ronaldo, cioè di due che hanno infilato 10 anni a livelli eccelsi senza mai rallentare. E che ancora oggi hanno tanto da dire».

PANORAMA CALCISTICO ODIERNO – «Può darsi che la mia generazione e quelle precedenti guardino al calcio con una passione più intensa. Anzi, ammettiamo pure che è così. È il calcio a essere cambiato, non i calciatori. Oggi è tutto specifico, scientifico, specializzato. Si fanno certe cose e non altri. Il gioco è più dinamico, gli allenamenti più duri. Mi sta bene la nostalgia, ma l’evoluzione non è necessariamente un fatto negativo».

PASSIONE – «Andavo a vedere mio padre che giocava e non ho mai voluto fare altro.meglio, non ho mai pensato di fare altro. La mancanza di alternative è stata probabilmente la mia fortuna. Non mi sono reso conto subito di quanto sarebbe stata dura. Ma è stato presuntuoso, semmai un minimo in cosciente. Sono i giovani che capiscono quanto sia difficile fare di questo gioco mestiere a farsi venire la tentazione di mollare, dopo un certo punto».

NAINGGOLAN – «Radja è uno che non lascia mai gli altri in mezzo al mare. Se riusciamo ad assecondarlo, aggiungi parecchio a una squadra che comunque aveva già uno spessore notevole.ripeto, secondo me basta restare tranquilli per tenerci in A».

BARELLA – «Nicolò è un giocatore fuori dal normale. A me stupisce il modo in cui alla sua età si è messo al timone dell’Inter».

FARIAS – «Grande amico e splendido calciatore. Il problema non è solo lui, è lo Spezia che gioca bene. Il problema è una partita che non si può perdere».

ESULTANZE – «Le inventa mio figlio Andrè. Io eseguo soltanto. Finché non gioisco come dice lui neppure si accorge che ho segnato».

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