2013
Joaquin Larrivey, il campione venuto dal Sudamerica
Quando si parla di campioni nel mondo del calcio non si intendono solo coloro che con prestazioni eccellenti riescono a conquistare una vittoria, oppure quelli che sono in lista per vincere il pallone d’oro, ma soprattutto coloro che per la propria squadra, la propria maglia, la propria terra si impegnano al massimo in ogni singola partita. Joaquin Larrivey,centravanti nato a Buenos Aires il 20 Agosto 1984, appartiene al terzo gruppo che ho citato. “Larry” arrivò a Cagliari dall’Huracan nel 2007 con un buon curriculum: infatti era uno dei centravanti più temuti dai portieri della seconda serie argentina. In patria veniva chiamato “El Bati” per via della somiglianza fisica con il campione della Fiorentina Gabriel Batistuta, ma arrivato in Italia non è riuscito ad esprimere al massimo il suo potenziale. Infatti sin dalle prime uscite contro Juventus e Palermo ha riscontrato evidenti difficoltà ad ambientarsi nel calcio italiano.
I tifosi cagliaritani si aspettavano un campione dal Sud America che poteva con i suoi gol assicurare al Cagliari la permanenza nella massima serie, un calciatore che poteva far dimenticare presto la miriade di gol di David Suazo… ma si resero conto presto che quel ragazzo ventiduenne non aveva le potenzialità giuste per compiere questo determinato compito. Arrivarono i primi colpi di tosse, i primi commenti negativi nei suoi confronti dal popolo rossoblù. Colpi di tosse che pian piano mutarono in fischi ed insulti a causa delle non buone prestazioni del numero 19 argentino. Larrivey non si buttò comunque giù, non perse mai la speranza di poter dimostrare ai cagliaritani il suo vero valore. All’ultima giornata del campionato 2007-2008 Joaquìn al 20’ minuto raccolse un pallone crossato da Fini e lo infilò in rete alle spalle di Campagnolo. Un calciatore “normale” avrebbe zittito il pubblico in modo presuntuoso. Lui invece quando segnò chiese scusa a tutti tenendo le mani giunte verso il pubblico rossoblù,segno di umiltà che nel calcio di oggi purtroppo manca.
L’anno successivo iniziò alla grande con una rete alla Lazio che fu solo l’illusione di un match conclusosi per 4-1 a favore dei biancocelesti. Poche giornate dopo gli vennero annullati (ingiustamente) due gol, uno contro il Siena, l’altro contro il Lecce; ma Larrivey non si arrese mai, al contrario continuò sempre a mettere l’anima per il bene del Cagliari, dal primo all’ultimo giorno della settimana, convincendo ogni allenatore (o quasi) a puntare su di lui. Nel Gennaio del 2009 Massimo Cellino lo cedette in prestito al Velez, squadra sudamericana di grande fama, con la quale vinse il campionato della massima serie argentina. Ritornò a Cagliari nell’estate del 2009 da campione argentino. Tutti speravano in un proseguimento migliore ma il ragazzo non riuscì ad esprimersi al meglio nel nostro campionato. L’anno solare stava per concludersi e Joaquìn non aveva segnato nemmeno una volta con la maglia rossoblù. Il gol arrivò proprio l’ultima partita di Dicembre, contro il Napoli: al 74’ Matri dal settore sinistro del campo mise un pallone al centro per Larrivey, il numero 23 con un guizzo da vero centravanti superò Aronica ed insaccò in rete, l’impatto non fu pulitissimo ma tanto bastò a far rotolare la sfera in rete… GOL GOL GOL di Joaquìn Larrivey. Davvero in pochi credevano nelle potenzialità di questo calciatore, e i primi colpi di tosse rivolti al “Bati” si trasformano pian piano in applausi. Nella partita contro il Livorno segnò due gol, il primo di testa, l’altro con un pallonetto dai quaranta metri che beffò l’intera difesa amaranto. ” Larrivey è risorto! “ in molti urlarono, altri crebbero fosse stato solo un “fuoco di paglia”; sta di fatto che tra il pubblico cagliaritano iniziò a serpeggiare una certa simpatia per l’attaccante sudamericano. Simpatia che purtroppo subito mutò in deprezzo a causa dell’ espulsione contro il Siena e delle continue prestazioni altalenanti. Nell’estate del 2010 partecipò ad un’animata rissa che vide scontrarsi, nell’incontro amichevole contro il Bastia, calciatori francesi contro Ragatzu e lo stesso Larrivey.
L’anno successivo ritornò in patria, lo acquistò il Colon de Santa Fè, squadra militante nella massima serie argentina, e con i rossoneri Larrivey segnò quattro gol e giocò bene fino a quando un infortunio alla caviglia destra lo mise K.O. Il Colon non esercitò il riscatto e quindi Larrivey ritornò a Cagliari. Gran parte dei tifosi rossoblù apparivano quasi sdegnati dalla notizia del ritorno di Larry, ma il ragazzo voleva cogliere al meglio quest’ultima opportunità concessagli dal presidente per dimostrare che il nomignolo “El Bati” non gli fu dato per caso. Bè, Cellino vinse la sua scommessa! Larrivey segnò 10 gol in quella stagione diventando capocannoniere del Cagliari. Contro il Novara ci mise il “45” per deviare un pallone calciato in modo violento da capitan Conti, contro l’Inter riuscì a sfruttare l’assist di Nainggolan per insaccare il pallone alle spalle di Julio Cesar, segnò due rigori ,uno contro il Genoa, l’altro contro il Lecce, poi arrivò la tripletta tutta di “testa” contro i partenopei, e non dimentichiamoci della tripletta in Coppa Italia contro l’Albinoleffe! Insomma Larrivey contribuì molto alla salvezza del Cagliari e il presidente gli concesse di giocare un altro anno in Sardegna. Segnò subito in Coppa Italia contro lo Spezia all’ultimo minuto di gara, poi l’errore dal dischetto contro L’Atalanta e tanta panchina gli costarono una lenta e lunga decadenza, da titolare indiscusso si ritrovò a passeggiare tra la panchina e la tribuna.
Così nel novembre del 2012 decise (assieme alla società) di sciogliere il contratto che lo legava al Cagliari per aggregarsi alla squadra messicana, sempre rossoblù, di Cancun: L’Altlante. Dopo novantotto presenze e sedici gol il Cagliari e Joaquin Larrivey si sono separati. Una separazione solo apparente perché Joaquìn, come ha più volte detto, non dimenticherà mai gli anni passati in Sardegna. Prima di andarsene ha ringraziato tutti degli anni passati a Cagliari affermando che, pur vivendo lontano dalla famiglia, s’è sempre sentito a casa. Concludo il mio articolo con una frase di Joaquìn: “Anche se dovessi giocare sulla luna, il mio cuore resterà rossoblù”. Questo è il calciatore che si può definire “C”ampione: non è campione solo colui che con valanghe di gol trascina una squadra alla vittoria, ma anche e soprattutto colui che per quella squadra dà il massimo uscendo dal rettangolo verde di gioco sempre con la maglietta zeppa di sudore.
Questo è un mio video tributo in onore di Joaquìn: