2014
La fine di un’era, l’era Cellino
È la fine di un’era: l’era Cellino. Niente arabi, niente cinesi e niente americani, il Cagliari andrà in mano a Tommaso Giulini, dopo 22 anni. Sono stati ventidue anni di storia intensa per Cellino, vissuti tra l’odi et amo con i tifosi. Tutto iniziò il 10 giugno del 1992, quando l’imprenditore di Sanluri investì 16 miliardi di lire per acquisire la squadra salita in A due anni prima con la famiglia Orrù. Nonostante le numerose polemiche per la cessione di Fonseca al Napoli, la partenza fu da favola: il club si qualifica in Coppa Uefa grazie a Lulù Oliveira (il primo colpo della sua gestione), Pusceddu, Cappioli e il fuoriclasse Francescoli, venduto l’anno dopo. Tuttavia quel sesto posto è destinato a restare il miglior piazzamento dell’era Cellino. L’anno successivo inizia ad acquisire la fama di “mangia allenatori”, dopo l’esonero di Radice alla vigilia della prima giornata di campionato. Al suo posto subentra Bruno Giorgi che trascina la squadra rossoblù al miglior piazzamento europeo della storia sarda: la semifinale di Coppa Uefa, persa purtroppo conto l’Inter, dopo aver eliminato ai quarti la Juventus e vinto all’andata con i nerazzurri per 3-2. Ma la squadra, che volava grazie ai gol di Dely Valdes e Lulù Oliveira era destinata a sgretolarsi. Inizia un periodo in cui susseguono tanti allenatori: saranno 27 i tecnici totali che hanno guidato la sua squadra in 22 anni, per un totale 37 cambi di panchina, l’ultimo quello di Diego Lopez, senza farsi mancare nomi illustri del calibro di Trapattoni, Tabarez o Mazzone. Sono invece due le retrocessioni: la prima del 1996/97 è senz’altro la più dolorosa, dopo la sconfitta nello spareggio contro il Piacenza giocato a Napoli, ma rimediata subito l’anno dopo grazie ai gol di Muzzi, mentre la seconda arriva nel 1999/2000, dopo la quale i rossoblù restarono in cadetteria per quattro stagioni. Per riportare nuovamente in A il Cagliari è necessario un gran colpo come The Magic Box. Gianfranco Zola, desideroso di terminare la propria carriera nella sua terra, trascina la squadra alla promozione del 2003/04 e alla salvezza dell’anno successivo, per poi ritirarsi tra le polemiche con il presidentissimo. Il Cagliari continua a lottare per la salvezza, senza risultati altisonanti e tantomeno bel gioco, ma è trascinata da un incredibile David Suazo: l’attaccante honduregno segna 22 gol nella stagione 2005/06, stabilendo il nuovo primato di gol in Serie A in una stagione con il Cagliari e superando un certo Gigi Riva, che di gol ne aveva fatti 21, ma in un campionato a 16 squadre. Nel 2007 c’è aria di rivoluzione e Marco Giampaolo deve fare a meno del tridente delle meraviglie Esposito-Suazo-Langella, partiti rispettivamente alla Roma, all’Inter e all’Atalanta, e i nuovi acquisti Foggia, Matri, Larrivey, Acquafresca, Fini e Parola non incidono quanto vorrebbero dopo un inizio illusorio. A fine girone d’andata il Cagliari è ultimo e destinato alla retrocessione, ma con l’avvento di Ballardini, Storari, Cossu e Jeda cambia qualcosa e arriva così la salvezza più bella degli ultimi anni, dopo un girone di ritorno da Champions League. Il giocattolo inizia a divertire, Massimiliano Allegri regala ai tifosi il miglior calcio del campionato, tanto che Biondini e Cossu arrivano a vestire la maglia della Nazionale mentre la Sardegna sogna l’Europa. Ma dopo l’ennesimo crollo nel finale di campionato, Cellino esonera l’ex centrocampista rossoblù, che andrà poi al Milan. Cellino non vince la scommessa Bisoli, che allontana dopo risultati non esaltanti ed un rapporto non sereno con i senatori dello spogliatoio. Roberto Donadoni fa decisamente meglio e il Cagliari torna ad ingranare risultati e bel gioco. L’ex CT della Nazionale italiana salterà clamorosamente durante il ritiro ad agosto, per essere sostituito da Ficcadenti, che non verrà sicuramente ricordato con piacere sull’Isola. Così come non verrà ricordato con piacere il calvario stadio di Massimo Cellino, che è già iniziato da un pezzo e pare non avere fine. Il presidente aveva progettato un nuovo Sant’Elia, o meglio la Kalaris Arena nell’area del vecchio impianto, ma con il Comune non si è mai trovato un accordo. Si passa ai terreni di Elmas su cui far sorgere il Santa Canterina, proposta però bocciata per problemi con l’aeroporto troppo vicino. Con il Comune del capoluogo, invece, è rottura nel 2011 e la squadra allenata da Ficcadenti trova la salvezza lontano dai tifosi, al Nereo Rocco di Trieste. L’anno dopo, o meglio l’anno scorso, inizia l’avventura Is Arenas, l’impianto che nasce nel Comune di Quartu è uno dei migliori visti dai tifosi rossoblù in tanti anni, ma la soluzione ai problemi non può essere così vicina e il presidente finisce agli arresti nel febbraio del 2013. Si torna così a Trieste per un esilio prolungato fino all’inizio di questa stagione, per ritornare poi al Sant’Elia, aperto ad appena 5000 persone per la durata di tutto il campionato. È da quegli arresti che Cellino sente il peso di 22 anni alla guida della massima squadra della sua terra e decide di andare, partire per terre lontane, alla scoperta del calcio inglese. Dopo qualche problema anche oltremanica, ottiene finalmente la proprietà del Leeds United F.C., club nobile inglese che attualmente milita in Championship. La vendita del Cagliari non è stata meno difficoltosa, con tanti acquirenti (ma chissà quanti veri) e voci di cessione per sei mesi, finché Cellino non si è deciso a lasciare la sua vecchia Cinquecento a Tommaso Giulini. Nella notte tra il 10 e l’11 giugno è finalmente è arrivata l’ufficialità: il Floursid Group ha acquistato l’intero pacchetto azionario della squadra rossoblù. I tifosi dovranno ancora aspettare prima di capire quel che sarà del Cagliari, giocatori, staff tecnico e soprattutto stadio. L’unica certezza è che dopo ventidue anni è finita un’era, l’era Cellino.