La lettera di Zola: «Sardegna, non vedo l’ora di tornare» - Cagliari News 24
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2013

La lettera di Zola: «Sardegna, non vedo l’ora di tornare»

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Impegnato con il Watford, Gianfranco Zola ha assistito impotente dall’Inghilterra al nubifragio che ha messo in ginocchio la Sardegna. L’allenatore, però, ha voluto esprimere la sua vicinanza nei confronti della sua terra attraverso una lettera, pubblicata stamane dal “Corriere dello Sport”. L’ex calciatore è convinto come tutti gli italiani che la sua gente saprà rialzarsi e far tornare la Sardegna allo splendore di sempre:

«I telegiornali con le prime notizie, i messaggi degli amici, della mia famiglia, poi le immagini, sempre più impressionanti. Mi è arrivata così, nella tarda serata di lunedì, in un crescendo drammatico, la notizia della tragedia che stava colpendo la mia Sardegna, anche nelle zone che mi sono più care e più vicine: Oliena, Nuoro, i paesi della Barbagia, tutta la costa orientale fino ad Olbia, città a me tanto cara, così vicina al luogo ove risiedo quando sono in Sardegna.

Tante domande, tanta solidarietà attraverso il telefono dai miei amici inglesi, tanto affetto dai miei calciatori e dal mio staff, mentre la mia mente continuava a scorrere su quelle immagini che ieri mattina, anche attraverso Internet, mi hanno profondamente scosso: mi sforzavo di riconoscere strade, ponti, paesaggi che ricordavo bene illuminati dalla luce accecante della Sardegna, non ridotti a un mare di fango come li stiamo vedendo tutti in queste ore.

Sono sardo, conosco i sardi: sono chiamati all’ennesima ardua prova da superare. Ma la nostra migliore qualità è la forza interiore, la caparbietà, quel non arrendersi mai, scolpito sul volto di ciascuno di noi. So che non si sono fermati, come sono stato costretto ieri a fare io davanti alla Tv e al computer, in Inghilterra, a guardare quello scenario desolante, so che non hanno perso tempo a piangersi addosso.

Non fa parte del nostro modo di essere. So, me lo stanno raccontando, lo sto immaginando, che sono tutti all’opera per uscire al più presto dall’emergenza, per dare una mano a chi è in difficoltà, che sia il vicino di casa con cui scambi due chiacchiere ogni giorno o anche lo sconosciuto con cui non ti eri mai fermato a dialogare.

Non vedo l’ora di tornare, appena il lavoro me lo permetterà, per essere vicino anche con la mia presenza alla mia gente. Il mio sentimento, il mio affetto e la mia solidarietà vanno in questo momento alle vittime ed alle famiglie che hanno perso i loro cari in questa maniera così atroce ed a tutte quelle meravigliose persone che hanno avuto ingenti danni alle loro case, alle loro cose, ai campi allagati ed a chi subirà le ennesime conseguenze sul lavoro, proprio in questo momento che di lavoro non ce n’è.

Ma nello stesso tempo sono sicuro comunque che chi è laggiù, con le mani nel fango, magari imprecando e sbuffando, sta già pensando al domani, a ricominciare, a ricostruire, per riavere al più presto in tutto il suo splendore la terra più bella del mondo».

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