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Luperto: «Ho capito che a Cagliari c’è uno spiccato senso di appartenenza. Mi sono sentito subito apprezzato»

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Sebastiano Luperto, difensore del Cagliari, ha parlato in una lunga intervista sul suo primo periodo con il club rossoblù

Sebastiano Luperto, difensore del Cagliari, ha rilasciato una lunga intervista a La Nuova Sardegna, sul suo primo periodo in rossoblù, sul suo approdo in Sardegna e sul suo legame con Davide Nicola. Di seguito le parole dell’ex Empoli:

RITIRO: «Ci siamo confrontati tantissimo tra di noi, ognuno ha espresso la propria opinione sulla situazione e quello che bisognava migliorare. Ci è servito per lavorare insieme di più e conoscerci meglio. Nello sport non sono cose secondarie».

CAGLIARI: «Una cosa che mi ha sorpreso positivamente sono stati i più “anziani” dello spogliatoio, mi hanno subito fatto sentire uno di loro. Questo mi ha consentito di integrarmi in fretta nel gruppo. Mi sembra di giocare qui da tanto tempo. Un’accoglienza così ti fa lavorare bene e ti dà la carica. Sono felice per la scelta fatta d’estate».

SERIE A: «Quest’anno le squadre sono attrezzate, c’è stato un livellamento verso l’alto. La nuova formula della Champions e dell’ Europa League costringerà le big a giocare più partite impegnative. Questo potrebbe avvantaggiare le “piccole” perché potranno prendere punti anche con le formazioni di vertice. In sintesi, secondo me la quota salvezza si alzerà. Noi guardiamo avanti con fiducia, consapevoli dei nostri mezzi».

ALLENATORE: «Nicola è stato importante. Ho parlato con lui prima di venire qui, mi ha spiegato tutto. Poi ho avuto colloquio col presidente Tommaso Giulini e il direttore sportivo Nereo Bonato. Ho capito che avevano fiducia in me. È stata la molla che mi ha spinto ad affrontare questa nuova avventura con grande entusiasmo. Mi sono sentito apprezzato dalla società. Con il mister ci lega un momento bellissimo: la salvezza dello scorso campionato a Empoli all’ultimo secondo. Un’emozione particolare, un percorso duro, complicato ma alla fine abbiamo centrato il traguardo».

IDOLO: «Mi piaceva tantissimo il Milan di cui sono stato un tifoso. Ma ora sono un calciatore professionista e la mia squadra del cuore diventa quella dove gioco. Come figura e per quello che ha fatto nel calcio, ammiro Paolo Maldini. È stato un campione in campo e anche fuori. L’ho incrociato quando faceva il dirigente, ho apprezzato i suoi modi, l’educazione, come si rapporta con le persone. Veramente un signore e un esempio per tutti»

VIRTÙ: «L’umiltà mi contraddistingue da sempre. Rispetto le persone, ascolto tanto, sono calmo e pacato. Cose che mi ha trasmesso la mia famiglia e metto in pratica. Ma in campo è un’altra cosa. Quando giochi vuoi vincere e devi essere determinato. Questo mi sembra naturale. Lo sport è competizione, oltre che rispetto e lealtà. Ma io posso dire di essere un calciatore a volte duro ma corretto».

APPARTENENZA: «Il primo giorno che sono arrivato ho parlato a lungo con Giulini. Mi ha spiegato dove ero venuto a giocare e il significato di indossare la maglia rossoblu. Ho capito che qui c’è uno spiccato senso di appartenenza. Una chiacchierata che mi è servita moltissimo e aiutato a capire dove ero arrivato. Sono qui da poco tempo, ma ho già capito una cosa: quella sarda è una tifoseria calorosa ma non invadente. Questo per me vuol dire essere speciali. Allo stadio si fanno sentire sia in casa che in trasferta e questo per noi calciatori sono paragonabili a scosse di adrenalina».

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