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Mancosu: «E’ stato Liverani a riportarmi a Cagliari, sul nuovo stadio dico questo»

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Mancosu: «E’ stato Liverani a riportarmi a Cagliari, sul nuovo stadio dico questo». Le dichiarazioni dell’ex trequartista del Cagliari

Marco Mancosu ha parlato a lungo di diversi momenti della sua carriera e non solo a Di tutto un Po’dcast. L’ex trequartista del Cagliari ha rilasciato delle dichiarazioni ripercorrendo vari momenti del proprio trascorso in rossoblù. Dalla salvezza conquistata con Claudio Ranieri ai miti d’infanzia, il giocatore classe 88′ si è raccontato in modo approfondito. Le sue parole:

LA CITTA’ – «Girando l’Italia ho capito che il posto più bello in cui sono stato è Cagliari però per dire questo devi vedere anche altri posti, questo anche per renderti conto di quanto siamo fortunati. Io nella mia carriera ho girato tanto e lo faccio anche ora, sono stato recentemente in Giappone».

PROVINO CON IL CAGLIARI – «Ho fatto il provino con il Cagliari quando ero alla Johannes ma non mi sembrava di aver giocato così bene. Ai tempi ero gigantesco rispetto ai miei coetanei, devo averli impressionati per questa cosa. Da lì ho cominciato dopo che mi era arrivata la lettera a casa che diceva che ero stato selezionato dal Cagliari. Poi a fine anno potevi anche non essere riconfermato. Nei miei anni sono usciti tanti giocatori forti sardi come Sau, Cocco, Aresti».

ESORDIO AD ASCOLI – «Ho fatto l’esordio con il Cagliari ed ho fatto gol. Quando in settimana c’è stata la voce che avrei potuto giocare ho subito pensato che sarei voluto essere protagonista con un gol o un assist. E’ stata un emozione indimenticabile poi al ritorno tutti mi volevano tagliare i capelli perché avevo i capelli lunghi, soprattutto Agostini. Fu un bell’inizio, ai tempi ricordo che Giampaolo mi vedeva bene».

CAGLIARI – «Nel gruppo che avevamo i giovani erano tutti bravi, non c’era bisogno di dirgli nulla. Gabriele Zappa è un bravissimo ragazzo, è devastante. Al massimo ai ragazzi gli si poteva far notare se rispondevano a qualcosa. Ai miei tempi non si poteva rispondere ad un compagno più grande, io da questo ho imparato a comportarmi bene con i giovani».

RADJA NAINGGOLAN – «Nainggolan è il giocatore più forte con il quale ho giocato, se tu gli arrivavi a due metri di distanza ti toglieva il pallone. Mi piaceva molto di lui che non gli interessa niente e che era molto onesto e crudo. Gran giocatore con un bellissimo tiro e poi attaccava e difendeva con grande personalità, aveva tutto quello che serviva ad un centrocampista. E’ stato un giocatore moderno ma già nel 2010, io però con lui mi sono solo allenato».

IDOLI – «Io ho sempre avuto un debole per un certo tipo di giocatore. Il mio idolo è Zola che non era un centrocampista come me ma era dedito a legare centrocampo ed attacco. Kaka? Da piccolino mi ci rivedevo e cercavo di imitarlo ma Zola è un altra cosa. Ho scoperto che fosse sardo solo una volta discutendo con mio fratello, me l’aveva fatto vedere dall’album. Per me lui era un vanto!».

RITORNO IN ROSSOBLU’ – «Mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza all’esterno, mi avevano proposto un triennale a Perth, in Australia. Se non ci fosse stato il Cagliari sarei andato lì. Mi ha chiamato Liverani al Cagliari quando stavo trattando con il Brescia perchè avevo in mano a rescissione con la Spal. Ci sentivamo sempre a prescindere, sono il giocatore che ha avuto per più tempo. Sono arrivato ed ho giocato subito contro il Cittadella. Mi stavano tartassando i miei parenti ma non lo sapeva nessuno, neanche mia madre».

RANIERI E IL NUOVO STADIO – «Salvezza? E’ stato mister Ranieri a portare quell’entusiasmo e quel vento nostalgico che hanno portato ai risultati che abbiamo fatto. Spero con tutto il mio cuore che si possa fare uno stadio un po’ più grande. E’ bella l’atmosfera all’Unipol Domus con tutta la gente vicina. Io sono del parere che sullo stadio non debba essere una sola persona a pensarci, è un bene per la città e non solo per il Cagliari Calcio.».

ALCUNI MOMENTI – Frosinone? Noi con Ranieri sapevamo che potevamo rimettere in piedi qualunque partita, lo sapevamo dalla partita dei playoff di Serie B contro il Parma. Io sapevo che se andavamo sotto 1-0 era quasi meglio perché poi ci attivavamo. Era una nostra capacità. Finale contro il Bari? Per farti capire che eravamo un gruppo un po’ pazzo dopo la riunione mi siamo messi a fare un giochino. C’era la consapevolezza che a noi non interessava niente, erano loro al ritorno ad avere tutta la pressione. In quel momento abbiamo parlato ed io ho amesso ai ragazzi di avere paura, Pavoletti mi ha detto che è normale e giusto averla e soprattutto confrontarsi con i compagni su questo».

LE SCELTE DI RANIERI – «Noi eravamo positivi circa la possibilità di farcela, alla fine avevamo 6 uomini nella loro area. Ranieri l’aveva preparata così ma lui è un grande, è da Nazionale, lui playoff e finali le ha sempre preparate benissimo. Io non mi aspettavo di non giocare titolare ma lui mi ha spiegato che voleva tenere la partita in pari fino alla fine per poi mettere tutti gli attaccanti alla fine».

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