2014

Mi ritorni in mente: ripercorriamo insieme gli ultimi 15 anni di storia rossoblù. Cagliari 2000-01: un’altalena di emozioni

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Il Cagliari, all’indomani della seconda retrocessione nella serie cadetta in appena tre anni, dovette attuare una nuova rivoluzione. I rossoblù cedettero diversi giocatori, tra i quali i difensori Zebina e Macellari, i centrocampisti De Patre, Berretta e O’Neill e gli attaccanti Mboma, Oliveira e Corradi. Arrivarono però molti volti nuovi come Beghetto, Lucenti, Buso e Orlando. Inoltre il presidente Cellino, deciso a costruire una squadra da vertice, regalò ai tifosi due colpi eccezionali: dal Bologna venne ingaggiato il trentaquatrenne centrocampista Davide Fontolan, che dal 1990 al 1996 aveva vestito la maglia dell’Inter, e dal Verona, per la cifra record di 14 miliardi di lire, il bomber Fabrizio Cammarata.

 

La squadra, affidata all’esperto Gianfranco Bellotto, si rese protagonista di un buon avvio di torneo, vincendo contro Crotone, Treviso e Pescara. I rossoblù non riuscirono però a confermare lo straordinario momento di forma nelle successive sei gare, perdendo contro Salernitana e Sampdoria, pareggiando contro Chievo, Piacenza e Pistoiese e rimediando una sola vittoria contro il modesto Monza. Il Cagliari riprese poi la sua marcia trionfale, vincendo contro Ravenna, Cittadella ed Empoli. I sardi riuscirono ad imporsi in Romagna per 4-2 grazie ai gol di Cammarata, Suazo (2) e Modesto, mentre veneti e toscani vennero schiantati con due perentori 3-0. La squadra di Bellotto, grazie a questi ultimi convincenti risultati, era riuscita a raggiungere il secondo posto in classifica e i tifosi già sognavano di riabbracciare la Serie A. Il campionato però non proseguì come avrebbero auspicato i sardi, che dopo una serie di risultati negativi, tornarono alla vittoria solo alla diciannovesima giornata contro il Genoa, sconfitto per 3-0 con i gol dell’honduregno Suazo (2) e di Cammarata.

 

Il Cagliari di quell’anno disputò un cammino altalenante, passando da grandi vittorie a incredibili battute d’arresto. Questo evidente limite non permise ai rossoblù di occupare i gradini più alti della classifica e neanche il cambio di allenatore, ordinato dal presidente Cellino dopo la sconfitta di febbraio nello scontro diretto contro il Chievo, riuscì a ridare allo spogliatoio quella tranquillità necessaria per lottare per la promozione. Il nuovo mister, il sardo Giuseppe Materazzi, padre del famoso Marco Campione del Mondo con la maglia azzurra, ereditò da Bellotto una squadra a sei lunghezze dal quarto posto, l’ultimo piazzamento utile per guadagnare la Serie A. Nelle prime quattro partite della nuova gestione gli isolani raccolsero due soli punti, frutto dei pareggi contro Piacenza e Sampdoria e delle sconfitte contro Pistoiese e Monza. Il sogno di ritornare immediatamente nel massimo campionato italiano si spense proprio in quel momento. Poi solo tre vittorie contro Ravenna, Cosenza e Venezia, prima di una lunga serie di risultati negativi, che porteranno il Cagliari ad un deludente undicesimo posto in classifica. In quell’anno così disastroso riuscirono ad emergere alcuni giocatori come la pantera nera David Suazo, capocannoniere della squadra con dodici gol, Francois Modesto, terzino destro col vizietto del gol, el Jefe Diego Lopez e Daniele Conti, finalmente protagonisti dopo qualche annata passata tra panchina e tribuna. Insufficiente invece la stagione di Cammarata, arrivato come colpo più importante della campagna acquisti celliniana e rivelatosi non all’altezza di caricarsi sulle spalle il peso dell’attacco rossoblù. Il bomber di Caltanissetta realizzò solo undici gol, pochi per un attaccante strapagato solo pochi mesi prima.

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