2014
Mi ritorni in mente: ripercorriamo insieme gli ultimi 15 anni di storia rossoblù. Cagliari 2012- 13: Saudade di casa
Siamo arrivati all’ultimo capitolo della rubrica, quello sulla stagione 2012-13. A partire dal mese di maggio 2012 la società di Viale la Playa iniziò i lavori per la costruzione di un nuovo impianto provvisorio, che permettesse la disputa in Sardegna delle partite casalinghe del Cagliari. Lo stadio non venne però realizzato a Cagliari, bensì a Quartu Sant’Elena, nei terreni che ospitavano il vecchio comunale di Is Arenas. Le tribune dalmine del Sant’Elia vennero smontate e riassemblate nella terza città sarda per numero di abitanti. Per collegare le curve ai distinti vennero realizzati due settori a forma di spicchio, ribattezzati dal presidente Cellino con il nome di formaggini. Infine fu costruita di sana pianta la tribuna centrale, meglio conosciuta come Main Stand, utilizzando la stessa tecnologia della mai nata Karalis Arena. Il nuovo Is Arenas avrebbe dovuto ospitare i rossoblù per tre stagioni, tempo utile per edificare lo stadio definitivo nel capoluogo sardo.
Con la nuova stagione ormai alle porte, Cellino decise di riconfermare Ficcadenti, per la verità non amatissimo dal pubblico di fede rossoblù. Il presidente cagliaritano riscattò i cartellini di Pinilla, Dessena, Thiago Ribeiro ed Eriksson e acquistò in prestito il difensore centrale Camilleri, il fluidificante brasiliano Danilo Avelar e la mezzala Casarini. Il colpo più importante per i sardi fu però quello di Marco Sau, giovane attaccante barbaricino, rientrato nell’isola dal prestito alla Juve Stabia, squadra nella quale era esploso, segnando 21 gol. Per dire la verità, Sau si era già messo in mostra un anno prima, quando nel Foggia di Zeman formò con Insigne la coppia d’attacco più prolifica della Lega Pro (20 gol per il tonarese e 19 per il campano). Chi invece fu costretto, a suo mal grado, a lasciare la Sardegna fu il terzino Alessandro Agostini. Cellino, non includendo il vicecapitano nel nuovo progetto societario, decise di rescindergli il contratto annuale. Dopo sette stagioni il bergamasco Canini preferì cercare fortuna altrove, mentre il marocchino El Kabir tornò nel suo Mjallby dopo un’anonima apparizione nel calcio italiano.
La prima partita casalinga contro l’Atalanta venne disputata a porte chiuse a Is Arenas (l’impianto quartese non era ancora pronto per ospitare i tifosi). Il Cagliari, che sbagliò due rigori con Larrivey e Conti, riuscì a pareggiare soltanto al novantunesimo minuto grazie ad un gol dello svedese Ekdal. Nel turno successivo, al Renzo Barbera di Palermo i rossoblù guadagnarono un altro pareggio allo scadere: il marcatore fu Marco Sau, già protagonista al suo esordio nella massima serie. Un capitolo a parte merita la gara non disputata contro la Roma. La società rossoblù, nonostante un divieto dell’ultima ora all’apertura al pubblico dell’impianto quartese, invitò i propri sostenitori a recarsi pacificamente allo stadio. In un primo momento la partita venne rinviata, poi però il giudice sportivo Tosel decise di dar vinta la gara ai giallorossi per 0-3. A partire dal successivo incontro casalingo contro il neopromosso Pescara, lo stadio Is Arenas venne aperto al pubblico il settore Distinti. Un Cagliari svogliato perse però per 2-1 la prima davanti ai suoi tifosi. Cellino, imbestialito, esonerò Ficcadenti e affidò la panchina al duo Pulga–Lopez. Entrambi furono delle bandiere rossoblù. Ivo Pulga fu protagonista negli anni della doppia promozione dalla Serie C alla A con Ranieri allenatore, mentre Diego Lopez vestì la maglia del Cagliari dal 1998 al 2010.
La premiata ditta Pulga–Lopez inanellò subito una serie di quattro successi consecutivi contro Torino, Bologna, Sampdoria e Siena. La prima vittoria, forse immeritata, arrivò all’Olimpico contro il Torino di Ventura. Il mattatore dell’incontro fu il brasiliano Nenè, implacabile dagli undici metri. A Is Arenas contro i felsinei fu invece decisivo il belga Nainggolan, che superò Agliardi con un tiro dal limite dell’area. Una settimana più tardi fu invece l’ex di turno Dessena a punire la Samp al Ferraris. Nella notte di Halloween il povero Siena subì un umiliante poker da un Cagliari scintillante. Ad aprire le danze una doppietta di Nenè, prima cinico colpitore di testa, poi chirurgico su calcio di punizione, seguita da una rete in contropiede del velocissimo Sau e da un bolide rasoterra partito dai piedi del Diablo Ribeiro. La figuraccia senese fu parzialmente limitata da una marcatura di Bogdani, che in realtà andava annullata a causa di un evidente fallo commesso dall’attaccante albanese, e dal gol del solito Calaiò. I rossoblù giocavano da grande squadra, rifiutando nelle partite di spessore il ruolo di vittima sacrificale. Al Meazza l’Inter fu costretta al pareggio per 2-2. Sau segnò la sua prima doppietta in Serie A, per di più alla Scala del calcio, dimostrando a tutti di essere un grande attaccante. Alla prima partita a Is Arenas con sedicimila spettatori il Cagliari subì una sconfitta dal sapore amaro contro il Napoli. La squadra di Conti e compagni, davanti ad una cornice di pubblico incredibile, dovette arrendersi alla forza della compagine campana, ormai pronta a lottare per la vittoria del tricolore. Un mese più tardi iniziò quel calvario che accompagnò i sardi per tutto il resto della stagione: la sede di Cagliari–Juve fu spostata per problemi burocratici da Quartu a Parma. La Vecchia Signora si imposero per 3-1 in uno stadio quasi esclusivamente bianconero.
A gennaio lasciarono la Sardegna il difensore Camilleri, mai utilizzato in campionato, e il trequartista Ceppelini, spedito in prestito al Lumezzane di Festa. El Bati Larrivey decise invece di rescindere consensualmente il contratto che lo legava alla società di Viale la Playa, per andare a giocare nell’Atlante di Cancùn, in Messico. Dal lontano Uruguay arrivò l’unico rinforzo utile per il duo Pulga–Lopez: il talentuoso Matias Cabrera, centrocampista dai buoni piedi, prelevato dal Nacional di Montevideo. Il girone di ritorno iniziò con una vittoria, di nuovo a Is Arenas, contro il Genoa concorrente diretta per la salvezza. I liguri, in vantaggio con un gol di Eros Pisano, vennero prima raggiunti da Sau e poi superati con una rete allo scadere di capitan Conti. Contro il Palermo, sempre a Quartu, fu Thiago Ribeiro a pareggiare la partita al novantesimo minuto. Venerdì 1 febbraio i rossoblù sconfissero la Roma all’Olimpico per 4-2, servendo così su un piatto freddo la vendetta per la sconfitta a tavolino dell’andata. Nainggolan, un’autorete del portiere giallorosso Goicoechea, Sau e Pisano, al primo gol tra i professionisti, regalarono una delle più grandi gioie sportive di quella stagione ai propri tifosi. Nella domenica di carnevale il Cagliari pareggiò contro il Milan di Balotelli. Il gol dei sardi venne messo a segno dal colombiano Ibarbo, che fino a quel momento del campionato era stato ai margini della rosa. Il 14 febbraio il presidente Massimo Cellino venne arrestato, insieme al sindaco della città dell’hinterland cagliaritano, per la vicenda della costruzione di Is Arenas. Da quel momento il Cagliari fu costretto a giocare le proprie partite nello stadio quartese a porte chiuse. I giocatori risposero sul campo al difficile momento societario, vincendo contro Pescara e Torino. Gli abruzzesi vennero affossati da una fantastica doppietta di Sau, sempre più leader dell’attacco cagliaritano. Il Torino venne invece sconfitto nel deserto di Is Arenas solo al novantaquattresimo minuto. La partita terminò addirittura sul 4-3 in favore dei rossoblù, avanti nel primo tempo grazie a Sau, raggiunti e superati da Cerci e Stevanovic, ma di nuovo avanti grazie ad un devastante uno-due di Conti e Pinilla. Al novantaduesimo Bianchi pareggiò nuovamente l’incontro su calcio di rigore, ma due minuti più tardi fu Conti a regalare la gioia della vittoria ai propri tifosi con un tiro dalla distanza, che batté un incolpevole Gillet. Indimenticabile la corsa del capitano del Cagliari ad abbracciare il figlio Bruno dopo i due gol segnati. Nel mese di marzo Cellino fu scarcerato e costretto ai domiciliari, rifiutati in un primo momento, perché sarebbe voluto uscire dal carcere solo da uomo libero.
Nel vuoto di Is Arenas arrivarono altre due vittorie contro Sampdoria, annichilita da una tripletta di Ibarbo, e Fiorentina, che non poté nulla di fronte ad un Pinilla inarrestabile, autore di due gol. Per la gara contro l’Inter, i rossoblù furono costretti a trasferirsi per l’ennesima volta a Trieste. Cambiò lo stadio ma non il marcatore: ancora una volta fu Pinigol a prendersi la scena. Il cileno trasformò prima un rigore e poi realizzò un gol d’astuzia, anticipando il portiere nerazzurro Handanovic. Il Cagliari sfiorò l’impresa anche al San Paolo di Napoli. Non bastarono i gol di Ibarbo e Sau, a segno con un classico gol alla Del Piero, per riuscire a raggiungere un pareggio in Campania. Gli azzurri ebbero la meglio dei sardi allo scadere con un gol da fuori area di Insigne. Ancora Ibarbo fu protagonista con una marcatura da cineteca nel pareggio in casa della Juve. Il colombiano prese palla in difesa, corse per tutto il campo, saltando i giocatori bianconeri come birilli, e depositò la palla in rete. L’ultima soddisfazione stagionale, arrivata a pochi giorni dalla liberazione di Cellino dai domiciliari, fu il successo “casalingo” contro la Lazio, in lotta per la qualificazione in Europa League. I biancocelesti furono sconfitti per 1-0, grazie ad un gol di testa della mezzala parmigiana Daniele Dessena.
I ragazzi di Pulga e Lopez terminarono il campionato all’undicesimo posto, con 47 punti all’attivo. Il miglior marcatore della squadra fu Marco Sau, autore di ben 12 gol nella stagione del debutto in Serie A. Lo stadio di Is Arenas venne smontato e i settori in dalmine vennero riassemblati all’interno del Sant’Elia, la “nuova” casa del Cagliari.