Hanno Detto
Milani: «Gigi in Sardegna aveva trovato una famiglia e l’isola in Riva aveva trovato un altro figlio»
Il regista Riccardo Milani, autore del docufilm sul giocatore, ha parlato del leggendario attaccante del Cagliari Gigi Riva. Le sue parole
Il regista Riccardo Milani, intervistato dall’edizione L’Unione Sarda, ha parlato del campione di Leggiuno. L’autore del docufilm “Nel nostro cielo un rombo di tuono” ha parlato del leggendario attaccante del Cagliari Gigi Riva. Le sue parole:
LA STORIA DI GIGI RIVA AL CINEMA: «Ho provato la prima volta nel 2001: sono venuto a Cagliari, l’ho conosciuto un pomeriggio ed è nato un rapporto durato negli anni. Volevo fare questo film perché sapevo quanto sarebbe stato importante trasmettere quei valori così forti e volevo che fosse Gigi stesso a raccontare la storia della sua vita».
REAZIONE DI RIVA: «Non si sentiva pronto. Mi chiese il motivo, che cosa ci fosse di così importante nella sua storia. Gli dissi che lo era per me, per la mia generazione e per quelle precedenti e seguenti la mia. Quando incontri un modello così non te lo scordi più. È un qualcosa di epico. E poi il suo legame con la Sardegna, la fedeltà, la riconoscenza. Io insistevo tanto sul fatto di voler fermare quei valori e trasmetterli in un momento narrativo anche nel cinema. Gli dissi che avrei aspettato quando fosse stato pronto e l’ho ringraziato tante volte».
COME HA CAMBIATO IDEA?: «Quattro anni fa, era il 2021, mi ha detto che quel momento era arrivato, dopo vent’anni. Sono tornato a Cagliari, l’ho trovato nel suo isolamento, a casa, con i figli accanto. Da lì è partito tutto: il film e una grande amicizia».
CHIAVE PER FARLO APRIRE: «Si è fidato, mi ha accolto a casa, mi ha detto che era anche casa mia. Una volta mi ha detto di essere stato fortunato ad avermi incontrato, una cosa enorme per me. La verità è che siamo tutti noi fortunati a essere stati suoi contemporanei. Lui non ha mai voluto dare lezioni a nessuno o essere un esempio. E invece ha insegnato tantissimo».
COSA LE HA TRASMESSO: «Il coraggio delle scelte, in campo, nella vita, una cosa che manca a tutti. Spesso le facciamo spinti dalla convenienza, lui non ha mai fatto nessuna strategia di comunicazione, ha sempre detto e fatto ciò che pensava. Fino alla fine».
PRIMA VOLTA CHE HA VISTO COMPARIRE RIVA NEL FILM: «Fino all’ultimo non sapevamo che scelta avrebbe preso, se avesse deciso o no di partecipare. Avevamo organizzato tutto per lui, per quel gran giorno al teatro Massimo. Ma niente era certo, non usciva di casa da anni. Poi l’ho visto, emozionatissimo, commosso, nel momento in cui ha riabbracciato la sua gente. È stata una delle emozioni più forti della mia vita. Come quando Gigi è stato salutato a Bonaria dalla sua gente, con la canzone di Marras in sottofondo e le navi che suonavano in porto, il silenzio, gli applausi. Come quando ho visto tutta la Sardegna (e non solo) in fila per dargli l’ultimo saluto alla camera ardente. Quando ci ha lasciati ho pianto come un bambino e mi sono precipitato a Cagliari».
COSA HA CAPITO DI LUI: «Quello che avevo capito quando ero bambino: una lezione di coerenza, lealtà e umiltà. »
DEI SARDI?: «Lo stesso. Gigi in Sardegna aveva trovato una famiglia e la Sardegna in Gigi aveva trovato un altro figlio. Le persone perbene sui valori veri si trovano. Questo è un popolo che ha subito secoli di invasioni, prepotenze, soprusi, violenze, riuscendo a mantenere la testa alta e a guardare però con dignità il resto del mondo. Vuol dire essere esempio. I sardi lo sono e la lezione è arrivata anche a me».
LEGAME CON L’ISOLA: «È un rapporto naturale che prosegue, cerco di raccontare storie che hanno un valore. E anche in questo film che sto per girare in Sardegna racconterò una storia di coraggio, di scelte che vanno controcorrente».