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Niccolai: «A Cagliari ho lasciato il cuore. Scudetto patrimonio dei sardi» – ESCLUSIVA
A tu per tu con Comunardo Niccolai: lo stopper dello Scudetto ricorda i tempi di Cagliari e dà appuntamento ai tifosi per festeggiare i 50 anni dalla storica impresa
Si avvicina il 12 aprile, giorno speciale per tutti i tifosi del Cagliari che festeggiano i 50 anni dello storico Scudetto. Le celebrazioni de visu dovranno aspettare per via dell’emergenza Coronavirus, così abbiamo deciso di portare ai nostri lettori le voci dei protagonisti di allora: oggi è il turno di Comunardo Niccolai, che abbiamo raggiunto in esclusiva per ricordare quell’impresa. Passato alla storia come il re dell’autorete (seppure le statistiche non lo vedano primeggiare nella poco ambita classifica), lo stopper toscano è stato in realtà un punto di forza del Cagliari per tanti anni e un pilastro della squadra Campione d’Italia.
Niccolai, si avvicina il 12 aprile: una data che in Sardegna significa una cosa sola
«Quello Scudetto è rimasto dentro di noi e in tutti i Sardi. Avremmo potuto vincere altri campionati se non si fosse fatto male Riva. Gigi era quello che finalizzava tutto il nostro gioco, mancando lui non sono arrivati i gol necessari per dominare ancora».
Lei ha vissuto la trasformazione della squadra da matricola a Campione. Come andò?
«Quel Cagliari fu capace di crescere tanto da superare chiunque, dalla prima promozione in Serie A fino allo Scudetto ci furono innesti di giocatori sempre più forti. Gran merito va riconosciuto ad Andrea Arrica, dirigente fenomenale. Vincere un campionato in Sardegna non è cosa da poco, spero che un giorno in futuro possa ricrearsi un gruppo con quella coesione e quella forza».
Che idea si è fatto del Cagliari di questa stagione?
«Seguo tutti gli anni con interesse la squadra, stavolta era partita veramente alla grande ma poi c’è stato qualche problema. Solo chi sta nello spogliatoio può sapere cosa sia successo».
Domanda inevitabile, le pesa la fama di autogoleador?
«Sinceramente non ci penso più, non mi dà più fastidio come un tempo. Ora quando me lo ricordano faccio una bella risata, quel che è stato è stato. Abbiamo vinto lo Scudetto, evidentemente abbiamo fatto bene».
Il 12 aprile non si potrà festeggiare a dovere: appuntamento solo rimandato?
«Il mio cuore è rimasto in Sardegna, appena si potrà viaggiare verrò a Cagliari per riabbracciare i miei ex compagni e festeggiare l’anniversario dello Scudetto con tutti i tifosi. In Sardegna sono arrivato quando avevo appena quindici anni, sono stato una stagione a Sassari e poi ho vissuto per vent’anni a Cagliari. Sono cresciuto sull’Isola, non vedo l’ora di poterci tornare».
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