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Oliveira: «Cagliari, se ritrovi compattezza puoi ancora sognare» – ESCLUSIVA

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A tu per tu con Luis Oliveira: l’ex attaccante del Cagliari ci dice la sua sullo stop del calcio e sulle prospettive dei rossoblù dopo il cambio in panchina

Mentre lo sport è fermo a causa dell’emergenza Coronavirus abbiamo raggiunto Luis Oliveira. L’ex attaccante, oggi allenatore, legge la stagione del Cagliari analizzando il periodo d’oro e la successiva crisi. Nelle parole di Lulù la speranza che lo scossone in panchina possa servire ai rossoblù per ritrovarsi in un’annata che profumava d’Europa.

Il calcio si è fermato, una scelta doverosa in un momento così difficile per tutti.
«Sappiamo che questo virus è pericoloso, lo stop del calcio purtroppo è una cosa necessaria. Lo sport ci fa divertire, noi appassionati siamo tanto abituati a goderne che adesso è come se ci mancasse l’aria. L’Italia è stata la prima a fermarsi e ha fatto bene, adesso speriamo che l’emergenza passi presto. Io mi trovo in Veneto e qui la situazione è difficile, spero che il contagio non si estenda in questo modo anche al Sud perché si pone un problema sanitario ancora maggiore. Non mi riferisco solo al calcio naturalmente, c’è in gioco la vita di tante persone».

Come mai la scelta di lasciare l’Isola che è diventata casa tua?
«Sono partito dalla Sardegna a settembre dell’anno scorso, volevo cambiare aria. Ho avuto la sensazione di un ciclo che per me si concludeva quando non sono riuscito a trovare una panchina se non nella mia Muravera. Ho parlato anche con il Cagliari, dando la mia disponibilità ad allenare i ragazzi delle giovanili, ma ho trovato la porta chiusa. Mi è dispiaciuto, è una società alla quale sono legato e dove ho fatto molto bene in passato. Allora ho preferito andare via e cercare altrove».

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Che idea si è fatto Oliveira di una stagione così strana da parte dei rossoblù?
«Durante il girone di andata da tifoso rossoblù non riuscivo quasi a credere ai miei occhi, il Cagliari stava dando enormi soddisfazioni a tutti. Giocava partite meravigliose ed ero felicissimo che si tornasse a respirare aria di Europa. A un certo punto però si sono spente quell’aggressività e quella voglia che avevano caratterizzato la squadra: hanno influito tantissimo i gol presi nel finale contro il Lecce e poi contro la Lazio, frutto oltretutto di errori individuali in difesa. Quei risultati hanno fatto malissimo, dopo non è stato più lo stesso Cagliari».

Zenga lo hai conosciuto in campo, gli hai anche fatto gol in semifinale di Coppa Uefa. Cosa può dare al Cagliari come tecnico?
«Quando arriva un nuovo allenatore c’è una spinta nuova, chi magari stava giocando meno vuole fare di tutto per mettersi in luce e dimostrare il suo valore. Spero che serva anche a rinvigorire la compattezza dello spogliatoio, perché quando una squadra si spegne così è evidente che si sia rotto qualcosa nell’unione. Spero che con l’arrivo di Zenga riescano a ritrovarsi e a riprendere la marcia. Non sarà facile tornare in zona Europa, ma se mettono la testa a posto e remano tutti nella stessa direzione c’è sempre la speranza che si possa riprendere a sognare».

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