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Pavoletti: «Non mi piace giocare a calcio»
È assente dal campo per infortunio, ma non smette di stare vicino alla sua squadra: Leonardo Pavoletti si racconta
Un brutto infortunio arrivato nelle primissime giornate di campionato lo stanno tenendo fuori dai terreni di gioco per tanto tempo, ma nei giornali si continua a parlare di lui e della sua carriera. L’attaccante rossoblù Leonardo Pavoletti si racconta in un’intervista a GQ Italia: «Mi definisco un centravanti operaio, come lo è stato il mio idolo Cristiano Lucarelli, mito di Livorno. Nella vita mi sono sudato tutto. Sono cresciuto sentendomi dire che non sarei mai arrivato a certi livelli. La perfezione non mi piace, mi stanca. Preferisco sporcarmi con le cose della vita». È venuta spontanea la domanda su come sia arrivato il suo successo e grazie a chi si è potuto realizzare: «Devo ringraziare mio padre. Mi ha spinto a dare sempre di più. Piangevo di rabbia e frustrazione e per anni mi sono sentito schiacciare dalla sua personalità. Ma tutto è servito a diventare ciò che sono oggi. A 22 anni stavo alla Juve Stabia, in Serie C ed ero completamente in confusione. Poi la svolta. Ho preso in mano la mia vita e mi son dato da fare, mi son sentito uomo. L’anno dopo al Lanciano ho segnato 16 gol ed ho ricominciato a vivere».
IL RAPPORTO CON IL PALLONE – Tutto ad un tratto la rivelazione forse più shock che un calciatore possa fare: «Non mi piace giocare a calcio. Non mi diverto, dico sul serio. Lo faccio perché è il mio lavoro e mi impegno al massimo, ma finisce tutto lì. A casa non guardo mai le partite in tv, sono un tipo strano». Per quanto riguarda la sua carriera, Pavoloso ha affermato di aver vissuto forse il momento più bello della sua carriera calcistica durante la gara con la Nazionale contro il Lichtenstein: «Sono entrato ed ho segnato. Ho reso mamma e papà orgogliosi di me».
L’INFORTUNIO – Durante la sua chiacchierata, si è toccato anche il tasto infortunio: una lesione al legamento crociato anteriore e del menisco esterno del ginocchio sinistro. Un problema che per molti calciatori risulta essere una croce enorme, ma non per lui: «Capita, non ne faccio un dramma e non dico che sono sfortunato. Sto lavorando sodo e spero di tornare a marzo. Avrò poco tempo a disposizione e voglio convincere Mancini a convocarmi per gli Europei 2020».
MAGICO CAGLIARI – E per concludere l’argomento più caldo del momento, il suo strepitoso Cagliari: «È un momento bellissimo, è cambiata la mentalità, si ragiona da grande squadra. La qualificazione in Europa è un sogno e sognare è un diritto».
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