2013

Pensieri Rossoblù: “Mitragliate per tutti”

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Lo ammetto, ho un debole e faccio ben poco per nasconderlo e già si era detto come fosse uno spreco non vederlo giocare (link).

Sarà forse perché, secondo me, di attaccanti come Mauricio Pinilla negli ultimi anni a Cagliari se ne sono visti pochi. No, non dimentico Matri o Acquafresca, ma loro due erano inseriti in un modello di gioco diverso e soprattutto collaudato (mi verrebbe da dire, aspettiamo l’anno venturo e vediamo); tantomeno mi dimentico della Pantera, ma in questo caso i giocatori in questione sono talmente diversi che, mi auguro anche per rispetto reciproco, nessuno azzardi un confronto.

Sapevamo degli alti e bassi del cileno, e soprattutto che sarebbe arrivato con il suo fardello di infortuni (ahimè anche loro hanno preso l’aereo da Palermo).
Ma ora vi chiedo: Cagliari-Roma 1 Febbraio 2012, palla a Cossu, testa alta, traversone a seguire il movimento di Pinilla, stop, colpo sotto, mitraglia, un attaccante è tornato a Cagliari, quanto ci mancava e quanto ne avevamo bisogno? Siate sinceri, avete urlato tanto come me. Questo è amore a prima vista.
È amore soprattutto perché Pinilla era, ed è, la persona giusta al momento giusto. Un attaccante d’area, fisico e veloce in una squadra che spesso e volentieri lancia gli attaccanti con palle alte ditemi voi se non è appunto, nel posto giusto al momento giusto.
Quest’anno la buona stella, ma soprattutto i piedi buonissimi di Sau, hanno permesso a Pattolino di avere spazio e ritagliarsi il posto che si merita nel Cagliari nel momento di flessione e smarrimento di Pinilla. Ora invece che il capocannoniere, alla prima (e sottolineiamolo) in serie A giustamente tira il fiato, torna in cattedra il 51 (e ci metto la mano sul fuoco, non finisce qui).

Secondo capitolo, ovvero “La storia (deve essere) infinita”.
La stagione scorsa è stato il principale artefice della salvezza, quest’anno invece abbiamo dovuto aspettarlo. Che bello! Non c’è quindi alcun bisogno che si prosegua un rapporto solo per mutua riconoscenza (che spesso ed amaramente si porta appresso la data di scadenza). Si è pari, ognuno ha fatto ciò che doveva fare. Proseguiamo assieme perché è giusto che sia così, perché è da qui che si deve costruire quello che in realtà già c’è.
Mauricio sa quanto Cagliari ed il Cagliari possano fare bene alla sua carriera e quanto lui ancora possa dare alla causa rossoblù. Il Cagliari altrettanto sa, deve sapere, che non c’è niente di meglio di chi già conosci e frequenti.
Entrambi sanno che per fare il salto di qualità non è necessario vestire una maglietta a strisce (fini, strette e brutte, bleah!) o cercare di vincere l’ennesima scommessa alla roulette del “forse talentuoso sconosciuto”.

Il salto di qualità è in casa, nel lavoro, nella convinzione, nella concentrazione quotidiana e nella preparazione.
Insomma, Vamos Pini e Forza Casteddu!

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