2013

Pensieri Rossoblù: “Munnizza e pecorari”

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A freddo” è impossibile commentare una partita, per quale motivo? Semplice, perché la settimana per un tifoso non ha un periodo di basse temperature. Si passa semplicemente da post-partita a pre-partita. Cambia solo il tipo di tensione, che resta sempre e comunque.
Come pensare di parlare allora di Napoli-Cagliari di ieri pomeriggio senza lasciarsi trasportare dall’indomabile sensazione di sconforto e rabbia dopo una partita così combattuta contro chi “non scorre buon sangue”? Semplice non è, ma partendo dal presupposto che per raccontare una storia è necessario avere un punto di vista, il mio è quello ovviamente di parte rossoblù, allora magari accentando questa faziosità intrinseca si riesce, con un bel respiro profondo, ad estraniarsi un poco.
Perdere contro il Napoli secondo in classifica ci sta, perdere con una squadra oggettivamente più forte fa parte della vita e dello sport. A volte, per fortuna e per maggiore suspense questo non succede, ma è un’altra storia.
Non era il caso di esaltarsi dopo la vittoria sul “cadavere Inter” non è il caso oggi di abbattersi a 24 ore dall’autogol che ha regalato la vittoria alla squadra del sempre signorile e composto Mazzarri.
In questi casi si dice spesso: “Ah, se quella palla fosse (o non fosse) entrata adesso si direbbero altre cose…”. Proviamo allora a non farlo.
Se nel finale la combinazione sulla destra Dessena-Sau-Cabrera avesse trovato miglior sorte (ed avrebbe dovuto visto che si era in superiorità dentro l’area di rigore avversaria) o se il tiro di Insigne non avesse trovato il corpo disteso di Perico (ragazzo veramente molto volenteroso ed applicato ma che forse non trova nella Serie A la sua casa naturale) adesso staremo raccontando la stessa identica partita (più contenti, molto) ma utilizzando le stesse parole. È stata la più classica delle partite da pareggio, che un episodio (vista la frenesia dei minuti finali) poteva, come è successo, cambiarla per un verso o per l’altro. Non mi sembra di dire una bestialità se ammetto che il Napoli nei 90° ha tenuto maggiormente il pallino del gioco mentre il Cagliari come al solito ordinato, secondo me però ancora senza un modello di gioco vincente e che sfrutti a dovere le caratteristiche e le innegabili doti dei suoi giocatori, si affidava alla bravura del singolo in una amalgama di corsa, cattiveria e coesione del gruppo e come detto all’ordine e all’attenzione.
Vi prego, e facciamolo tutti, non attacchiamoci agli episodi arbitrali. Oltre che di estremo cattivo gusto, prima o poi torna indietro con gli interessi. Ho visto giusto i replay durante la partita tanto per farmi l’idea che i gol, entrambi, potevano essere convalidati. Senza perdere ore in analisi e travaso di bile, perché tanto quello che è stato è stato. Se si inizia a giocare al gioco degli altri (Conte, Mazzarri, Gasperini, Stramaccioni, giusto per citare i primi della classe) oltre che, personalmente, dispiacermi che questo teatrino avvenga a casa mia, si dà il fianco poi ad altri attacchi: il rigore della settimana scorsa su Pinilla o quello, che non c’era, su Cavani (ma onestamente, a parti invertite, quanti lo avrebbero utilizzato come prova per una macchinazione anti-sarda?). Non facciamolo. Evviva la squadra che, come il Grande Torino, suona la carica, si rimbocca le maniche e sul campo risponde ad ogni domanda e fuga ogni dubbio.
Più che altro, sempre in ottica “salto di qualità” e concentrazione, io mi soffermerei su cosa abbia portato ai primi due gol del Napoli. Due dormite difensive da far paura (ripeto, se fossero stati fischiati i fuorigioco i due cali di attenzione sarebbero comunque sempre lì). La prima su un calcio piazzato, lasciando totalmente solo Hamsik e l’altra con ben due uomini (Maggio e Cavani) solo davanti al portiere a causa di un primo fuorigioco non fatto bene.
Ecco, migliorando su questi aspetti, adesso staremo parlando di altro. Staremo, e stiamo, parlando di una squadra che sta prendendo la miglior rincorsa per andare all’assalto del prossimo campionato. Una squadra che, ora con classe e grinta mette in seria difficoltà una squadra che l’anno prossimo se la vedrà con Manchester United, Real Madrid o Paris St. Germain (buona fortuna), e che domani, con idee e con gioco degne della rosa a disposizione, si preoccuperà ancora meno di presunti fuorigioco e si godrà ancor di più magie come quella che al 71° mi ha tolto letteralmente il fiato, nella prima esultanza afona della mia vita. Marco ti amiamo. Una squadra che è pronta per essere commentata e giudicata dagli “esperti pallonari nazionali” non come sazia per il “traguardino” stagionale raggiunto in anticipo o come nostalgica meteora ma come realtà del calcio italiano.

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