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Pisano: «Vi spiego com’è allenare l’U 18. Ricordo il momento del mio esordio e…»

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Francesco Pisano, allenatore della formazione U 18 del Cagliari, ha rilasciato una serie di dichiarazioni tra passato, presente e futuro

Francesco Pisano è stato l’ospite di punta dell’ultima puntata della trasmissione Videolina Sport. L’allenatore della formazione U 18 del Cagliari ha rilasciato una serie di dichiarazioni tra passato, presente e futuro. L’ex terzino dei rossoblù ha toccato diversi temi tra cui la cura del settore giovanile rossoblù ed alcuni interessanti aneddoti. Le sue parole:

RITORNO A CASA «E’ stata un’emozione grandissima quella di “tornare a vestire la maglia del Cagliari” (allenatore U 18 n.d.r.) dopo sette anni trascorsi fuori. Ho avuto l’opportunità di lavorare nel settore giovanile del Cagliari, questo è il mio terzo anno. Ora sto con l’U18 dopo aver lavorato con la Primavera il primo anno, stiamo lavorando per cercare di costruire il sogno di quei ragazzi che magari un giorno potranno giocare con la prima squadra».

CAGLIARI – «Si vedono già i risultati del lavoro di mister Nicola, la squadra rispecchia il suo carattere. L’atteggiamento è quello di non mollare mai e di andare a prendersi la partita come si è visto a Parma quando il Cagliari ha avuto il dominio del gioco e nel quale non si è arreso nonostante le difficoltà. Il fatto che siano riusciti subito a ribaltare i risultato dimostra proprio il carattere dell’allenatore».

SCONFITTA CON L’EMPOLI – «E’ stato un incidente di percorso, sono cose che sono capitate tante volte pure a me e si mettono in conto. L’importante è saper reagire ed il Cagliari l’ha dimostrato subito nella partita seguente».

RAPPORTO SETTORE GIOVANILE-PRIMA SQUADRA – «La primavera è la squadra che si avvicina più alla prima, per quanto rigaurda il settore giovanile è importante saper lavorare in diverse maniere. Questo per far si che il giovane assorba diversi concetti evitando che si focalizzi solamente su un punto di vista perché poi arrivato ad una certa età deve saper fare diverse cose».

U 18 – «Si, bisogna coltivare anche le qualità tecniche e ma quello anche in priam squadra. Coe ci hanno insegnato non si smette mai di imparare ed i giovani devono imparare dai più grandi, i quali per loro devono essere un esempio! Siamo un gradino sotto la Primavera, il quale è il loro obiettivo, ovviamente c’è grande competizione tale che serve tanta grinta».

RAPPORTO CON I RAGAZZI – «La percezione che hanno di me è diversa perché quando giocavo loro avevano tre anni, sono dei 2007. Sono attenti a tutto quello che gli proponi perché sanno che ho avuto un passato da calciatore importante e quindi per loro sono tutte cose importanti da recepure!».

ESORDIO CON I ROSSOBLU’ – «Ho la data tatuata sul collo (26 settembre 2004 n.d.r.). Sono entrato al posto di Zola dopo l’espulsione di Lopez. Lui era il mio idolo, facevo il raccattapalle e mi piaceva come giocava e la sua personalità. Ricordo che Arrigoni mi fece entrare senza neanche scaldarmi, mi viene la pelle d’oca quando rivedo l’immagine di me che entro al posto di Zola».

SENSAZIONI – «Sono state sensazioni incredibili che non mi sono potuto godere perché stato tutto così veloce, se ci avessi pensato forse l’emozione mi avrebbe bloccato. Ai tempi mi allenavo già con la prima squadra, c’ero già negi ultimi mesi dell’anno prima in Serie B quando c’era Reja come allenatore. Era l’anno della promozione. Fu una giornata importante e strana perché io poi il giorno dopo andai a scuola e tutti mi guardavano».

POST CAGLIARI – «Volevo chiudere la carriera al Cagliari ma poi ho avuto la fortuna di vivere l’esperienza con l’Olbia. Dopo aver giocato al Bolton sono tornato a casa ed in Gallura sono stati anni stupendi, culminati con i playoff che l’Olbia non aveva mai fatto. Dopo ho smesso perché avevo deciso di fare l’allenatore. Sono stati sei anni bellissimi. Ho fatto un po’ tutti i ruoli quando c’era l’esigenza. Quando giocavo non subivo il fatto di essere più piccolo fisicamente, ultimamente so che è diverso».

MOTIVO DEL NOMIGNOLO – «Mister Sonetti stravedeva per me e ogni giorno mi teneva un’ora più al campo anche se ai tempi non mi faceva giocare. Poi mi fece giocare titolare e mi diede il soprannome di “Bombetta” per la mia esplosività, da quel momento ho trovato più continuità».

ESORDIO DA CAPITANO – «Sono stato il più giovane ad averlo fatto fino all’arrivo di Barella. Avevo 22 anni, mi avevano scritto il soprannome sulla fascia. Ho avuto la fortuna che anche se ero più giovane dei mio compagni ero in un gruppo fantastico. Per me fu una settimana importante e loro non me lo fecero pesare».

SFORTUNA – «Purtroppo capita di prendere tutti questi pali, è parte del gioco e ci sta».

ZAPPA – «E’ un giocatore che mi piace, ha grande gamba e spinta. E’ ben voluto perché nonostante sia un esterno sta giocando anche da braccetto. Si propone per giocare, mi piace come interpreta questo ruolo ed ha una grande spinta offensiva anche grazie alla gamba che ha. Sta facendo un buon lavoro!».

JUVENTUS-CAGLIARI – «Vincere aiuta a vincere? Si e a vivere la settimana in maniera diversa, si è più sereni e si prepara meglio la sfida successiva; poi hai uno spirito diverso e più positivo».

TENTATIVI – «Hai provato a convincere giocatori a venire qua? I giocatori hanno sempre piacere a venire al Cagliari, la città è accogliente, la gente è calorosa e ti vuole bene e poi il clima è bellissimo. Quando la gente viene a giocare qui si innamora. Non c’è mai bisogno di convincerli».

RAPPORTO CON I TIFOSI – «Gran bel rapporto, sono sempre rimasto attaccato a loro fin da quando ero piccolo e non posso di certo lamentarmi».

BOLTON ED AVELLINO – «Non è stato facile ambientarmi in Inghilterra e per quel motivo poi ho scelto di tonare in Italia, sono stato 3 mesi in prestito all’Avellino e sarei dovuto tornare al Bolton mai poi ho scelto di tornare in Sardegna ed ho fatto sei anni all’Olbia. Non ero contentissimo in Inghilterra».

CONTI E COSSU – «C’è un bel rapporto, sono stati due compagni di squadra e due amici con i quali mi sento tuttora. C’è grande confidenza ed un rapporto che va avanti ancora oggi. E’ un legame che mi sono guadagnato con il tempo anche perché io ero più piccolo di loro quindi non era facile legare con i giocatori più grandi».

CONNESSONI/AMICIZIE NEL CAGLIARI DI OGGI – «Sono importantissime, Ranieri lo scorso anni è stato fondamentale; ha saputo unire tutti conducendoli poi all’obiettivo della salvezza. Incrociato quando era alla Juventus? Si, anche quando era alla Roma ed all’Inter. Ci vincemmo contro, a Torino, quando allenava la Juventus (2-3 n.d.r.)».

CHE ALLENATORE SONO – «Sono un allenatore che ci mette tanta passione, cerco di impare ancora tanto perché lo faccio solo da tre anni. Mi porto dietro tanto dai tecnici che ho avuto e conosciuto come la personlità e la cura del gruppo di Lopez ed Allegri, la preparazione di Giampaolo. Ho avuto anche Filippi e Mereu, il primo mi ha dato tanto, era una summa di tutti quelli che ho avuto. Ai tempi al Cagliari ne ho avuti tanti, andava di moda cambiarli (ride n.d.r.)».

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