2013

Più concretezza e meno teoria

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Cagliari Sassuolo è stata una partita strana. Una partita brutta.
Volendo usare un paragone metereologico, una partita grigia come le nuvole sopra il Sant’Elia.
Inizia male con l’infortunio di Ibarbo, con le palle sconclusionate e mal stoppate da Nenè dopo lunga inattività chiamato inaspettatamente a giocare quasi 90 minuti.

Il gioco tentenna, non decolla o forse meglio dire non parte mai, il Sassuolo prende il sopravvento e fa sua la partita, con pochi tocchi e estrema facilità, arriva davanti alla porta come il Cagliari non cerca neppure di fare per tutto il primo tempo.

La gente in curva mormora, si innervosisce, inveisce.
Come non far cadere lo sguardo su Lopez che in panchina sembra inebetito, smarrito, immobilizzato dal freddo e dalla pioggia, o più semplicemente dalla troppa paura di perdere questa gara.

Non ci sono idee, non c’è grinta, manca il mordente.
Dessena entra e rende leggermente degno di nota un secondo tempo migliore del primo, ma di sostanza c’è davvero ben poco ed è solo una questione di cuore ad avere la meglio.
Certo, serve anche quello per sopravvivere in un campionato difficile, dove non ci sono vittime sacrificali, dove tutte le squadre lottano con il coltello fra i denti per conquistare punti.

Il Cagliari non entra mai in partita, ma spinto da una piccola reazione d’orgoglio e da un calo d’attenzione di questa matricola sorprendente Sassuolo, riesce a raddrizzare una partita altrimenti dal disastroso finale.

E’ un punticino scarno quello che si riesce a strappare alla fine, ma per come arrivato è un miracolo della dea fortuna.
Dalla gara di domenica bisogna ripartire facendo una scrupolosa indagine di ciò che porta questa squadra a spegnersi in questo modo deleterio.
Il potenziale sulla carta è buono, ma non lo è altrettando la pratica sul campo.
Qualcosa impedisce al cerchio di chiudersi e come spesso accade in tali circostanze, le cause sono forse più da ricercare su un blocco dettato da motivi differenti dalla bravura dei singoli.

Compagini come il Sassuolo insegnano che probabilmente non ci vuole poi così tanta esperienza o bravura per far punti se si gioca da squadra.
Bisogna mettersi a lavorare duramente e da subito se non si vuole rischiare di rimanere forti solo a parole, una di quelle squadre, per le quali poi, si passa il tempo a chiedersi il perché, dato l’alto potenziale, non si sia riusciti a farle decollare.

Il calendario fino a ieri sembrava sorriderci, stamattina sembra un po’ più avverso.
Solo pochi giorni ci separano dalla prossima gara in casa con una diretta concorrente, una di quelle gare, esattamente come quella con Il Sassuolo, in cui abbiamo il dovere e la neccessità di far punti concreti.

Quei punti che sulla carta, dovevano essere 6, ma già 2 sono meritatatmente andati perduti e ora il Genoa fa un po’ più paura.

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