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Scuffet: «Cagliari? Il mio momento migliore. Nicola è curioso sui portieri e…»

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Simone Scuffet, portiere del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni toccando diversi temi del suo passato ma anche del presente in rossoblù

Nella giornata odierna il quotidiano Corriere della Sera ha pubblicato l’intervista realizzata con Simone Scuffet tra passato, presente e futuro. Il portiere del Cagliari ha rilasciato delle dichiarazioni verso l’ottava giornata del campionato di Serie A 2024-2025. Finora Scuffet ha difeso la porta del club sardo in ben 67 occasioni dal momento del suo arrivo, il 14 luglio del 2023. Le sue parole:

CAGLIARI «Momento migliore? Sì, ma già in Romania mi sentivo molto bene. Tornare ad essere un portiere di A, non perché volessi tornare in Italia ma per il livello del gioco, era quello che volevo».

DAVIDE NICOLA «Il ruolo sta cambiando tanto e bisogna essere bravi ad adattarsi. Gli allenatori capiscono di portieri? Non tutti hanno la voglia di immedesimarsi in un mondo a parte. Nicola ad esempio ha grande curiosità, si avvicina per vederci lavorare in allenamento, fa domande. E questo fa bene al nostro ruolo».

RIFIUTO ALL’ATLETICO MADRID – «Spero che un giorno si riesca (a fare un’intervista senza nominare il rifiuto all’Atletico Madrid di Simone Scuffet n.d.r.). È stata una scelta particolare, volevo continuare il mio percorso a Udine e il giudizio degli altri è stato condizionato dal fatto che l’anno dopo sono rimasto in panchina».

CARATTERE DA VENDERE – «Con un carattere diverso dal suo rischiava di perdersi? Non tutti avrebbero fatto le scelte che ho fatto. Ma sono orgoglioso del percorso che mi ha portato qui e spero di migliorarlo ancora. Nella vita se uno fa le cose seriamente prima o poi arriva a raccogliere i risultati. Però c’è una condizione».

UNA CONDIZIONE FONDAMENTALE – «Non bisogna mollare mai, non bisogna tirarsi indietro neanche un giorno, perché una parata, un allenamento, una partita possono cambiarti la carriera».

VICARIO, MERET, PROVEDEL, PERISAN, SCUFFET (LA SCUOLA UDINESE) «Siamo molto amici, ma il livello era davvero alto e la competizione c’è sempre stata: la scelta che fece Vicario di andare a giocare in D perché aveva davanti Meret e Perisan, è stato un esempio di coraggio».

PORTIERE MATURO «Sì, l’esperienza ti aiuta a gestire le situazioni: se prendi ogni cosa nel modo giusto, la affronti molto meglio. Padre portiere? Sì, avevo 5-6 anni e scelsi la porta. Lui
aveva giocato in seconda categoria e non mi aveva mai detto nulla, perché non voleva condizionarmi: sono orgoglioso di non essere stato indirizzato nel mio percorso»
.

RUOLO IMPORTANTE NELLA LOTTA SALVEZZA – «Sì, mi piacciono i portieri costanti: ogni punto perso è pesante. È molto autocritico? Mi piace analizzarmi, ma sono critico al punto giusto: esserlo troppo può diventare un freno. Ci vuole equilibrio».

LATO UMANO – «Social? (Li uso n.d.r.) Molto poco, mi piace isolarmi. Ho il profilo bloccato, almeno so che rispondo ai miei amici, non a chi magari ti insulta. La solitudine del portiere esiste? Per molti aspetti sì, ma in un gruppo è bello sapere che puoi contare sugli altri. E che gli altri possono contare su di te».

PERCORSO – «Ci sono stati dei momenti in cui speravo di trovare più continuità e di avere occasioni che non sono arrivate. Dentro di me c’è sempre stata voglia di lavorare per ottenere qualcosa in più e dimostrare che gli altri, come a Udine, si stavano sbagliando. Anche per questo ho fatto scelte che sono state considerate in modo negativo, come quella di ripartire da Cipro. Ma quell’esperienza mi ha dato tanto. Ho ricominciato un po’ da zero e per ritrovare continuità e fiducia».

NUOVI GUANTI – «In realtà vanno sciacquati bene perché altrimenti sono molto scivolosi. Per questo non si trattengono i palloni? No, è perché i palloni sono sempre più veloci: la presa si vedrà sempre in meno».

DAVID DE GEA – «Scuffet come vede la sua rinascita? Ripartire così dopo un anno dice tanto della dedizione con cui si allenava da solo».

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