Focus
No al modello Bundesliga: ripresa Serie A in salita
Il Governo non si smuove e chiede l’inserimento nel protocollo FIGC dei paletti fissati dal Cts. Il modello tedesco non si guarda, tanto meno si segue: lo dimostrano fatti e anche parole
Spadafora non si smuove. Nell’informativa al Senato di stamani, il Ministro dello Sport ha ribadito la necessità di seguire le direttive del Comitato tecnico scientifico. Le parti sono al lavoro per tornare agli allenamenti collettivi il 18 maggio: la FIGC nelle prossime ore invierà al Governo il protocollo modificato. Ma tutto lascia pensare che dubbi e difficoltà incontrate per la ripresa degli allenamenti di squadra si ripresenteranno per la ripresa della Serie A. Il nodo principale resta lo scenario dettato in caso di riscontro di positività al Covid-19 in ritiro: sarà necessaria una quarantena collettiva.
Inutile evidenziare che questa modalità influirà negativamente sulle prospettive di ripresa del campionato. Anche e soprattutto perchè nel caso in cui le linee dettate dal Comitato tecnico scientifico dovessero essere richieste se e quando riprenderà la Serie A, alla prima positività il castello di carte faticosamente eretto cadrebbe. Dal mondo del calcio si insiste: guardare al modello della Bundesliga. La Germania, pronta alla ripresa del calcio, ha previsto la quarantena per l’eventuale contagiato e nuovi test senza isolamento collettivo. Linea che permette di proseguire il torneo senza stop ed appare destinata ad essere applicata anche in Inghilterra per una Premier League che studia le mosse per tornare ad allenarsi prima e giocare poi. Ma la Germania, a quanto pare, non è guardata da Spadafora, che in mattinata ha spiegato che «l’incertezza ha caratterizzato tutti i Paesi, chi ha già scelto lo ha fatto chiudendo in anticipo». E non è esattamente così.
Quella appoggiata da Palazzo Chigi è un misura coerente con l’atteggiamento tenuto sinora, ma non trova – chiaramente – il piacere di FIGC, Lega e club. Il Governo, che si affida al Cts, non si smuove e rischia di decretare implicitamente la fine della Serie A 2019/20. Poco meno di due settimane fa, in una delle tante interviste rilasciate, Spadafora aveva tagliato corto spiegando che il Governo era pronto a sospendere il torneo. Ma, ad oggi, l’esecutivo evita di prendere una decisione netta aggrappandosi alle indicazioni del Comitato senza lasciare il minimo spazio di manovra alle istituzioni calcistiche. Indicazioni che tra l’altro hanno suscitato polemiche: manca (ancora una volta) una presa di responsabilità, come evidenzia il tentativo di scaricare sulle spalle dei medici sociali il peso dell’applicazione del protocollo.
Sullo sfondo, oltre che il collasso del sistema, ci sono le preoccupazioni della UEFA. La direzione in cui il Governo sta orientando la ripresa della Serie A rischia di mettere a repentaglio la partecipazione delle italiane a Champions ed Europa League. Effetti collaterali ma di grande peso per un calcio europeo che evidentemente vien guardato solo a metà.