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Simeone: «Un gol in Italia vale doppio»
Ai microfoni de La Nación, giornale argentino, parla il Cholito Giovanni Simeone: l’emozione della convocazione in Nazionale e le considerazioni sul calcio italiano
Dopo la nuova convocazione con la maglia albiceleste, il Cholito Giovanni Simeone ha parlato ai microfoni de La Nación per spiegare le sue sensazioni a caldo riguardo il suo inserimento nella lista dei 28 convocati dal ct Lionel Scaloni.
UN DONO – Così Simeone ha definito la Nazionale: «Giocare per l’Argentina è speciale. E sentirsi parte della Nazionale è un dono. Quando parlo con i miei amici mi chiedono cosa voglia dire allenarsi con certi campioni, ma per me non è solo questo. Per arrivare a questo ho dovuto lottare tanto, e ora dovrò dare ancora di più per mantenerlo». Un’emozione unica per Giovanni, che nonostante non sia alla prima chiamata ha ancora l’entusiasmo del debuttante.
IN ITALIA PER IMPARARE – Parlando poi della sua esperienza in Italia, il Cholito Simeone racconta ancora: «Da ragazzo mio padre mi dicevo che se volevo veramente imparare a giocare dovevo andare in Italia. Il calcio italiano è difficile, un gol segnato qui vale doppio». E sulla vita in Italia aggiunge: «Adoro il Paese, con la sua cultura della pasta, della pizza. Sono fidanzato con una ragazza italiana».
NIENTE CONSIGLI DA DIEGO – Giovanni ha un cognome pesante sulle spalle, ma con la fatica e il duro lavoro si sta scrollando di questo macigno e sta cercando di crearsi definitivamente un nome proprio superando i paragoni con il padre. Genitore, Diego, con il quale ha un bellissimo rapporto, e infatti i due Simeone parlano spesso di calcio: «La passione di mio padre è incredibile, con la sua voglia ti spinge a superare i tuoi limiti. Grazie ai suoi consigli i sacrifici pesano meno e sei più forte per rialzarti quando le cose vanno male». E poi il Cholo è un grande allenatore, e Giovanni cerca di carpire qualche segreto: «Gli chiedo spesso consigli tattici, ma lui mi dice di chiedere al mio allenatore. Mi dice che potrebbe, mettermi in testa cose diverse da quelle che vuole il mio mister», ha concluso Giovanni.
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