2013
Taglialatela: «Agazzi-Neto? La differenza è l’età»
Domenica all’Artemio Franchi di Firenze si giocherà una partita nella partita: tanti occhi saranno infatti puntati sui due portieri in campo. La caccia che la Fiorentina ha portato avanti per tutta l’estate a Michael Agazzi non ha avuto esito, e così il numero uno giocherà a Firenze da avversario, specchiandosi dalla parte opposta del campo nel giovane collega Neto.
Proprio il portiere brasiliano è al centro di sussurri e discussioni nell’ambiente viola, spaccato fra chi non lo ritiene all’altezza e chi ne aspetta una crescita importante.
In questa seconda fazione rientra anche Giuseppe Taglialatela, ex portiere che ha vissuto gli anni più intensi della carriera a Napoli ma ha avuto occasione anche di saggiare la piazza fiorentina facendo da secondo a Toldo.
Ai microfoni di Fiorentina.it Taglialatela ha voluto analizzare a fondo il profilo di Neto, facendo anche un paragone diretto con il rossoblù Agazzi.
«La differenza sostanziale tra i due è la carta d’identità: Agazzi è un buon portiere che ha 29 anni e già alle spalle già campionati in serie A da titolare, Neto è un giovane di 24 anni che si trova per la prima volta a ricoprire questo ruolo (il titolare appunto) e che ha tutte le carte in regola e le qualità per diventare un ottimo portiere. Le qualità non gli mancano. Detto questo, passiamo ad analizzare la scelta della Fiorentina che ritengo esemplare. Non fa una piega. La società ha cercato un portiere, è innegabile, e lo ha cercato con delle caratteristiche ben precise che secondo me portavano ad un solo identikit: Julio Cesar. Montella voleva un portiere bravissimo coi piedi (come piace dire a me, un portiere che avesse i piedi di Borja Valero), bravissimo in porta, con una buona dose di esperienza e dalla spiccata personalità: nel panorama calcistico europeo, solo Julio Cesar poteva accontentare le esigenze del tecnico viola. Un portiere, l’ex interista, dalla resa sicura, già abituato al campionato italiano, che poteva realmente far fare il salto di qualità alla squadra portando alla classifica gigliata, alla fine della stagione, 8-10 punti (quelli determinanti per ambire ad un piazzamento Champions). Quanti sono i portieri che alla fine del campionato garantiscono alle proprie squadre dieci punti? Nel campionato italiano penso a Buffon, Handanovic, Marchetti. Poi tra gli italiani all’estero menziono Sirigu. E fosse tornato Julio Cesar l’avrei aggiunto a questa lista ristretta. Ma, non avendo potuto ingaggiare il portiere della nazionale verdeoro, non avrebbe avuto senso cambiare Neto con Agazzi. A questo punto la Fiorentina ha fatto un altro tipo di ragionamento. Ha pensato di avere un giovane portiere dalle qualità importanti da far crescere in casa. Un po’ come è successo negli anni Novanta con Toldo: gli diedero fiducia, lo aspettarono e lui diventò un numero 1. Certo, con Neto, portiere come già detto dalle qualità importanti e anche da una buona personalità, servirà un po’ più di pazienza. Bisogna dargli tempo e allora, lavorando col metodo italiano, il nuovo Julio Cesar, presto, potrà essere lui. Bisogna stargli vicino e portarlo alla sua naturale crescita».