2013

Thiago Ribeiro si presenta in Brasile: l’intervista integrale

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Immerso nel suo nuovo ruolo di attaccante del Santos, l’ex cagliaritano Thiago Ribeiro si è (ri)presentato in patria attraverso un’intervista a tutto campo, nella quale ha parlato dei suoi trascorsi italiani, della gioia di rivedere sua figlia e dei sogni con il suo nuovo club.
L’intervista è stata rilasciata ai microfoni di Lance!, rivista brasiliana: CagliariNews24 ha tradotto le parole di Thiago Ribeiro e vi propone le sue dichiarazioni in versione integrale.

Come ti senti al ritorno in Brasile dopo due anni trascorsi in Italia?
Sono molto felice per il mio ritorno in patria e perché mi unisco ad uno dei club più grandi del Brasile e del mondo. E’ una società che vanta una storia straordinaria. Sono anche contentissimo perché mi riavvicino a mia figlia, il mio ritorno è per lei, e grazie a Dio sono riuscito a coronare questo sogno. Quindi la mia felicità è dovuta a due fattori: far parte di un club colossale come il Santos, e stare vicino alla mia famiglia.

Ti preoccupa l’eredità di Neymar?
Devo chiarire subito una cosa: non credo che esista un sostituto di Neymar. E’ un giocatore straordinario, arrivato a livelli da primi al mondo. Non arrivo per sostituirlo, ma per dare il mio contributo al Santos, dare il massimo per la squadra, aiutare il club a raggiungere traguardi importanti e fare il mio lavoro al meglio.

Quando è nata la trattativa con il Santos?
L’interesse è sorto qualche settimana fa, i dirigenti mi hanno contattato per rendermelo noto e ci siamo sentiti insieme al mio agente e al Cagliari. Hanno fatto la loro proposta, e adesso grazie a Dio sono a casa.

Parli spesso di tua figlia, è lei il motivo del tuo ritorno?
Sono stato lontano da mia figlia per due anni, riuscivo a vederla solo di rado e la cosa mi faceva stare male. Volevo starle vicino, accompagnare la sua crescita e partecipare al suo futuro. Il grande, grandissimo motivo della mia decisione di tornare è proprio lei, così posso starle accanto e recuperare il tempo perduto.

Al momento rappresenti l’investimento più importante del club in questo mercato, temi che la cosa possa pesare?
Certo ci sarà pressione su di me, chi gioca in una grande squadra deve essere preparato a questo. La cosa non mi spaventa, anzi mi motiva di più, è il carburante per crescere. Spero di ripagare l’investimento che il club ha affrontato e la fiducia che i tifosi ripongono in me.

Cosa si aspetta la tifoseria?
In un grande club ci sono sempre grandi aspettative, è normale nel calcio. Era così al San Paolo, non sarà diverso al Santos. So che la società è abituata a lottare per i titoli, e quindi posso solo fare del mio meglio.

Con l’esperienza di grandi club e del calcio europeo, pensi di poter prendere le redini di una squadra formata da tanti giovani?
Sto conoscendo il Santos, e vedo che c’è una leva di giocatori in crescita, una generazione molto buona, con giocatori di qualità. Cresceranno molto in carriera, raggiungendo grandi posizioni, e spero di poter contribuire con l’esperienza che ho accumulato. Anche se ho solo 27 anni sono stato in molte squadre, ho fatto il mio rodaggio. Credo che il calcio sia un dono e loro lo possiedono, hanno talento e quindi sarà facile il nostro rapporto.

Hai detto che stai studiando il Santos: cosa sai al momento?
Ha una squadra nuova, con molti giovani, e questo è importante perché il Santos è una fabbrica di campioni. Ha una struttura straordinaria, sempre in grado di scoprire grandi giocatori, e i ragazzi che ci sono ora si faranno notare insieme a quelli più esperti. Spero che avremo grandi risultati.

Cosa pensi di Claudinei Oliveira, nuovo allenatore del Santos?
Sta facendo un ottimo lavoro. Quando un club contratta lo fa sempre in maniera congiunta, quindi so che ha valutato il mio nome e lo ha approvato. Ho sentito alcune sue dichiarazioni lusinghiere su di me, è importante avvertire la fiducia del mister.

Il Cagliari ti ha venduto a meno di quanto spese per acquistarti. Come mai?
Da quasi un anno io e la dirigenza stavamo parlando del mio problema, la distanza da mia figlia. Il Cagliari sapeva, ho cercato di resistere quanto ho potuto, e sono rimasto due anni. Quando è spuntato l’interesse del Santos ho detto chiaramente che volevo andare, ho parlato con la dirigenza. Questo è stato fondamentale per la riuscita della trattativa. Il club ha visto che volevo andare e non c’era nulla da fare, hanno acconsentito a lasciarmi partire.

In Brasile si diceva che non fossi molto considerato a Cagliari…
Al contrario. Il presidente non voleva farmi andare via, ha detto che ero importante per la squadra. Ma, per questioni mie, il Cagliari ha accettato di liberarmi. Hanno tenuto in considerazione la mia volontà.

Credi di avere qualche possibilità di vestire la maglia della nazionale per il prossimo Mondiale?
Tutti i calciatori sognano di giocare nella Seleçao. Un anno è lungo, ricordo giocatori di cui nessuno parlava che sono riusciti comunque ad entrare nel giro. Prima devo fare un gran lavoro al Santos, e poi potrò pensare ad una convocazione. Se riuscirò ad andare in nazionale sarà merito del lavoro fatto con il club, giorno dopo giorno.

Preferisci giocare da centravanti o partire largo?
La mia posizione naturale è da seconda punta, con libertà di movimento sulle fasce. Mi piace molto anche giocare a sinistra, per rientrare con la palla e tirare in porta. Voglio non solo segnare, ma anche far segnare i miei compagni. Credo di aver acquisito maturità col tempo, questo aiuta molto. Nel Cagliari ho giocato tante volte in un tridente, largo sulla sinistra, e quasi come centrocampista avanzato. Giocare in tante posizioni diverse mi ha arricchito, mi ha fatto crescere.

 


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