2014
Tomasini e Piras votano USA: «Richiamino i tifosi. Noi ignorati da Cellino»
E’ necessaria ancora molta chiarezza sulla trattativa per la cessione del Cagliari agli acquirenti americani, ma nel frattempo si è scatenato il dibattito sul futuro del club sardo. Nel merito sono intervenuti anche alcuni ex giocatori rossoblù, come Beppe Tomasini, uno degli eroi del tricolore 1969/70: «Credo che Massimo Cellino non avesse altra scelta perché negli ultimi due anni non è riuscito a fare quello che avrebbe voluto. Le colpe in queste situazioni sono probabilmente da dividere in parti uguali ma spesso si è trovato la strada sbarrata e alla fine ha deciso di decedere il passo. Da quello che sento mi incuriosisce questa cordata americana e spero che riescano a rilanciare le ambizioni della squadra», ha dichiarato al “Corriere dello Sport”, attraverso cui ha lanciato un consiglio ai nuovi investitori: «Prima di tutto devono riavvicinare i tifosi alla squadra perché in questi ultimi due anni sono stati maltrattati parecchio. E poi, ma questo è un aspetto legato al primo, devono riuscire a risolvere una volta per tutte la questione dello stadio. Il Cagliari non è solo una squadra di calcio ma rappresenta un’intera Isola e per questo bisogna riportare la squadra dove merita. Se la squadra va bene, lo stadio è sempre pieno. Se la squadra è rimasta in A sicuramente ha dei meriti, ma non mi è piaciuto il fatto che in tanti anni di presidenza non abbia mai preso in considerazione chi ha fatto la storia del Cagliari. Ultimamente l’ha di sicuro fatta anche lui, ma noi siamo stati ignorati».
La parola poi passa a Gigi Piras, attaccante che si è assestato al terzo posto nella storia del Cagliari come miglior marcatore, alle spalle di Riva e Suazo: «L’importante è che a parte i rinforzi si metta mano allo stadio perché entrarci, l’ultima volta che mi è capitato per la gara contro il Napoli, mi ha fatto male. Per quanto riguarda la società, su Cellino si possono dire tante cose, magari perché caratterialmente è molto forte, ma da presidente se è riuscito a tenere in A una squadra come il Cagliari per dieci anni, vuol dire che ha lavorato bene. In più tenendo bilanci sani e riuscendo a creare un centro sportivo come quello di Assemini che in tanti ci invidiano. Nel calcio due più due non fa sempre quattro e per questo servono dirigenti competenti e giocatori motivati. Guardate cosa è successo al Catania nel giro di due anni: sono passati da una stagione quasi esaltante alla serie B. Queste nuove persone possono essere di grande competenza nel mondo degli affari ma nel calcio sono fondamentali esperienza e competenza».