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Giulini: «Vi dico QUESTO su stadio e nuovo allenatore. Fischi? I tifosi vorrebbero Paperone, ma…»

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Le dichiarazioni del numero uno del Cagliari, Tommaso Giulini, la cui presidenza compie ben 10 anni. Le parole

Il Cagliari si affaccia alla nuova stagione e al nuovo calciomercato. La squadra rossoblù costruisce la rosa che giocherà il prossimo campionato di Serie A. Dopo la grande salvezza raggiunta grazie a Claudio Ranieri e ai suoi fidati soldati, il Cagliari mira al consolidamento nella massima serie ed attende l’ufficialità per Davide Nicola. Sarà un altro anno di grandi aspettative, ma anche di rincorse verso nuovi obiettivi per i rossoblù e, soprattutto, per Tommaso Giulini che arriva a ben 10 anni di presidenza, tra cadute e risalite. Il Presidente si racconta ai microfoni de L’Unione Sarda. Ecco un estratto delle dichiarazioni di Giulini.

SERIE A – «La Serie A è più difficile. E io, dieci anni fa, entravo in società con l’ambizione, l’entusiasmo e l’incoscienza di chi pensava: “Possiamo vincere tutto e subito”. Oggi sono certo del contrario. Dieci anni fa facevo questo lavoro quasi solo per passione. Adesso so che se nel prossimo campionato abbiamo delle chance in più di vincere è perché questo lavoro lo svolgo come un mestiere».

GIGI RIVA – «Era il 2020, poco prima della pandemia, l’unica volta che ho litigato con Gigi. Insieme a Nicola, suo figlio, eravamo riusciti a convincerlo a fare il presidente onorario. Io ero al settimo cielo. La squadra in un momento magico. Anche lui pareva felice. Avevamo già fatto un comunicato. Arrivavano a Gigi messaggi di congratulazioni da tutto il mondo. All’improvviso mi chiama. Mi apre, scuro in viso: “Tommaso! Ho cambiato idea. Da quando abbiamo deciso non dormo più la notte. Troppo stress. Rinuncio”. Io gli rispondo, e faccio male: “Ma i tifosi ci resterebbero male! La notizia è già in tutti i Tg”. Si arrabbia: “Ho detto dodici no ad Agnelli! Pensi che non possa dimettermi ora?”. Gigi inizia a ricordarci tutti i no della sua vita, dal 1968 al Mondiale del 2006. Rimaniamo incantanti, uno spettacolo. Dietro il campione, una muraglia di grandi rifiuti. Chiamiamo per sms due dei suoi migliori amici, Tomasini e Camba, del gruppo degli ex rossoblù. E ovviamente Nicola. Suonano alla porta. Thomas e Sandro, che fanno finta di non sapere, lo abbracciano, e in coro gli dicono: “Possiamo già chiamarti presidente?”. E lui? Si siede, crolla in poltrona, affranto: “Vi ci mettete anche voi! Ma è un incubo! Mettere in gioco il mio nome, a 80 anni, per me significa rischiare tutto!” Era un no irrevocabile. Ma a questo punto Tomasini gli si siede davanti e gli fa: “Ma Gigi! Tu stai facendo un regalo simbolico alla tua città! È come nell’anno dello scudetto. Non rappresenti solo te stesso! Tu sei di nuovo tutti noi!”. Sandro e Thomas lo abbracciano. Gigi ha le lacrime agli occhi. Si lascia ricadere nella poltrona, si accende una sigaretta e mi dice: “Tommaso…. Me ne pentirò, lo so già. Ma Beppe ha ragione, accetto”». 

NUOVO STADIO – «Cellino mi disse: “Non correre sullo Stadio. Guarda me, ci sono finito in carcere!”. Mi stava dando un consiglio prezioso. Tuttavia, abbiamo costruito la Sardegna Arena in poco più di due mesi, un record. Ho fiducia che si possa compiere pure l’impresa del nuovo Sant’Elia. Non dipende solo da noi, ma da tre diverse autorità che in Italia si rinnovano in media una all’anno».

FISCHI – «Ho la freddezza necessaria per prendermeli tutti. È il mio mestiere: portare la croce. Io dopo la salvezza non ho dormito tre giorni per la gioia. Molti tifosi sognano un presidente Paperone. Il bello è che quando penso da tifoso lo voglio pure io, un Paperone Giulini. Adesso so che non basta». 

ROG E PAVOLETTI – «Rog, Nainggolan, Joao Pedro, Simeone, Nandez, solo per citarne qualcuno. Un investimento enorme. Ma quelle nuvole nere di Lecce ci rubarono l’attimo, la scintilla: in Serie A serve anche un po’ di culo. Penso a Rog. Due gambe e tre crociati. Pavoletti due crociati. Non mollano mai e io non lo dimentico: quando Marko tornerà dal prestito alla Dinamo Zagabria, a gennaio, il mio sogno più grande è che diventi una marcia in più per tutta la squadra».

NUOVO ALLENATORE E KINGSTONE – «Nicola ha raggiunto almeno tre salvezze miracolose (Crotone, Salerno ed Empoli). Siamo pari su quel piano. Come sarebbe bello fare il salto insieme. Chi arriva tardi vince meglio, c’è lo insegnano Gasperini e Sarri. Kingstone? L’abbiamo preso su un campetto di polvere della Serie B, in Zambia, vedendolo fare tre cose pazzesche in campo. Un gesto d’impulso. Abbiamo visto i suoi occhi brillare di speranza. Quando ha segnato il suo primo gol in Serie A ho provato un’emozione fortissima». 

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