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2014

Tu chiamale emozioni

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Alle 22.35 circa di ieri sera, riniziamo a respirare dopo 90 minuti in apnea.Che liberazione!

Un applauso a Lopez che finalmente ha avuto il coraggio di cambiare i giocatori in campo piuttosto che cambiare loro i ruoli insistendo fino allo sfinimento.
Il Verona e’ una squadra appagata e probabilmente non in un momento di gran forma e sono 8 punti sul  terzultimo posto.
E’ un risultato che fa gridare al successo, tre punti che valgono un urlo liberatorio trattenuto 2 settimane e in serata arriva anche l’ annuncio della possibile apertura dello stadio a capienza aumentata.
Una vento di ottimismo che soffia forte sulla città, sulla squadra, sui tifosi, sul rapporto con le isituazioni.

Appena tre giorni fa parlavamo di mentalità sbagliata e infatti oggi è’ bastato un goal per ridare ossigeno a tutto l’ambiente.
Basta poco per ricominciare, per ricominciare una storia d’ amore in fondo mai finita quella tra Cagliari e la propria squadra.
D’altronde si sa, il tifoso e’ come un innamorato cieco e sordo e se lo si fa arrabbiare basta rimediare la volta successiva.
Il modulo di gioco in campo al primo tempo fa paura e suscita non pochi dubbi.
Nene’ come spesso accade, preferito agli attaccanti di peso, un elenco di nomi in panchina che era solito essere quello dei titolari, ma in questa squadra e sopratutto in questo momento non c’e’ spazio per i ruoli assegnati.
E’ sul campo che bisogna meritarsi la fiducia, e’ sul campo che il Cagliari dovra’ giocarsi la serie A.

E a fine partita avra’avuto ragione Lopez.
Il Cagliari c’e’, e’ vivo, agressivo, spunta un inatteso Nene’ su tutti i palloni, Eriksson sembra un giocatore titolare da sempre e Ekdal sale sul podio come migliore in campo.
Ibarbo gioca a fare il fenomeno, e’ bravo ma la maggior parte delle volte inconcludente, le sostituzioni sono la prova che Lopez stavolta aveva davvero fatto le scelte giuste.
Sul finale c’e’ spazio per le emozioni, quelle da brivido in attesa del triplice fischio, si perche’, va bene i tre punti ma sempre con suspance, quelle di Agostini che rivolge al suo pubblico un saluto caloroso, di uno che quella maglia se la porta nel cuore tutti i giorni…quelle di Lopez, un uomo in trincea, una domenica l’allentore perfetto, l’altra un allenatore nel pallone…un’altalena di promozioni e bocciature la sua che dura da un campionato intero.

Quella dei tifosi che seppur seduti infreddoliti in questo stadio sgangherato, continuano a urlare la propria fede incessantemente per 90 minuti.
Quando si scende in campo affamati e con la mentalita’ vincente, i risultati arrivano ed era esattamente cio’ che volevamo piu’ di qualunque altra cosa.

“Vi vogliamo cosi” recitano gli ultras e non possiamo che unirci a questo coro sulle note del quale ci auguriamo di essere traghettati fino alla fine di questo mediocre campionato fatto di notizie negative e ben poco spettacolo.
Tante cose ci son da cambiare per riportare la qualita’, quella vera nel campionato italiano.
La legge sugli stadi innanzitutto ma anche la mentalita’ della gente che deve rimpossessarsi delle emozioni che uno sport cosi bello sa concedere.
Il segreto e’ tutto li, in quel sospiro di sollievo al 94°minuto, in quelle mani alzate al cielo a salutare la serie A, il primo mattone sul quale dobbiamo costruire e sostenere con orgoglio la nostra squadra.

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