2013

Udinese-Cagliari, lo strano “derby”

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Prima o poi bisogna incontrarle tutte“, è il ritornello di presidenti e dirigenti sportivi al momento della presentazione della nuova Serie A. Terminata la cerimonia, ecco i tifosi di ogni squadra ricercare le partite di maggior richiamo, da cerchietto rosso sul calendario. Ovviamente vale anche per i supporters del Cagliari. Tutti i match sono importanti, ma per la piazza rossoblù quelli contro Juventus, Inter, Roma, Lazio, Milan, Fiorentina e Napoli lo sono ancora di più. Da un paio di stagioni a questa parte, però, c’è anche la gara con l’Udinese che merita di essere considerata. Domenica 6 ottobre, l’ultimo weekend prima della sosta per le nazionali, la truppa di Diego Lopez affronterà al Friuli proprio la formazione di Francesco Guidolin. Non un incontro di cartello, ma una sfida che da poco meno di due anni ha assunto i contorni di un derby, dispiace dirlo. Udinese e Cagliari non hanno niente in comune, appartengono a zone d’Italia completamente diverse, ma dall’aprile 2012 le due squadre sono costrette a condividere la stessa regione – il Friuli – per via dei noti problemi dell’Is Arenas prima e del Sant’Elia poi. Non diamo certo la colpa ai bianconeri, nemmeno ai sardi che stanno facendo di tutto per cercare di tornare nella loro vecchia-nuova casa, ma alla burocrazia ed ai sempre nuovi intoppi sì dato che in estate si era parlato di un’apertura parziale dell’impianto di Via Amerigo Vespucci per la partita di domenica scorsa contro l’Inter, andata però a farsi benedire. Adesso si dovrà attendere il 19 ottobre, quando Conti & co. se la dovranno vedere con il Catania di Rolando Maran. La speranza è che durante la pausa del campionato i lavori all’interno del Sant’Elia subiscano un’accelerata decisiva. 

Non è possibile andare avanti così, da mesi ci sentiamo dire che la situazione si risolverà presto, ma una luce in fondo al tunnel non riusciamo ancora a vederla. I nostri ragazzi continuano a girare l’Italia come dei pellegrini, mentre una domenica sì e… l’altra pure le gente è costretta a starsene davanti al televisore a godere e a soffrire in silenzio. Andare allo stadio a tifare la squadra che si ama non è solo un diritto di qualsiasi persona – oltre che un divertimento -, ma, a mio avviso, anche un modo per mettere da parte la fatica e lo stress accumulati durante lo settimana a causa del lavoro e dello studio. Senza dimenticare, poi, quanto potrebbe rendere di più in campo la Lopez band con i propri sostenitori sugli spalti. 

Ci vogliono i fatti ora, di parole ne abbiamo già sentite abbastanza. In gioco ci sono il bene e l’onore del Cagliari. La pazienza è finita. L’appello di capitan Daniele Conti al termine dell’allenamento di martedì 1° ottobre (LEGGI QUI), il comunicato dei dipendenti del club di Viale La Playa (LEGGI QUI) e la sfuriata del presidente Massimo Cellino a La Gazzetta dello Sport (LEGGI QUI) lo dimostrano.

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