Ex Rossoblù
Ulivieri: «Io sono stato bene a Cagliari, mi sono rimasti tanti amici. Vengo volentieri in Sardegna»
Renzo Ulivieri, ex tecnico del Cagliari, nella giornata odierna ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radiolina. Le sue dichiarazioni
Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, è intervenuto ai microfoni di Radiolina durante la trasmissione “Il Cagliari in diretta“, le sue dichiarazioni:
ELEZIONE – «E’ stata una scelta comune non solo mia, abbiamo deciso di andare avanti perché abbiamo ancora tante cose da fare e da realizzare, per cui ho deciso, che poi dovevano essere gli elettori a decidere di questa cosa. Avevamo deciso di candidarci il vice presidente e io rimanendo i soliti, diciamo i soliti poltroni. Solo che sono poltrone non comode perché c’è tanto da correre e poi il nostro è solo volontariato».
CAGLIARI – «Io sono stato bene a Cagliari, mi sono rimasti tanti amici. Vengo volentieri in Sardegna, non ce la faccio in vacanza, però vengo per l’Associazione Allenatori. E’ una terra, si piange quando si arriva, però si piange un po’ di più quando si va via».
STATO SALUTE ALLENATORI ITALIANI – «Lo stato di salute mi sembra buono perché ne abbiamo tanti che stanno facendo bene e ne abbiamo anche tanti all’estero. Abbiamo cominciato ad andare fuori, prima nessuno andava così, ormai c’è un mercato non più italiano, ma estero. Ci siamo messi anche a studiare l’inglese. Se andiamo a vedere, i nostri allenatori all’estero tutti stanno facendo bene».
ANTONIO CAPITA – «Con Capita eravamo amici, Gino San Felice, ma tantissime persone, qualcuno c’è ancora e qualcuno non c’è più, mi sono rimasti nel cuore».
CAMBIAMENTO RUOLO ALLENATORE – «Basta vedere gli staff, ai tempi miei io, l’allenatore, il preparatore dei portieri, il secondo e il preparatore atletico erano già abbastanza 4. Oggi sono 12, 13, 15 a volte, sono aumentate le ore di lavoro perché prima si lavorava a casa, oggi si entra in azienda alle 8 e tante volte si viene via intorno alle 20».
DAVIDE NICOLA – «Nicola è un allenatore illuminato, molto molto pratico perché se noi pensiamo, perché poi lui ha un’etichetta, arriva e poi salva la squadra. Se uno va bene quando deve andare bene e quando si subentra vuol dire che in poco tempo si riesce a far capire dai nostri giocatori, è un vantaggio. Ha avuto occasioni di questo genere che gli sono andate bene per compiere imprese impossibili. Sa fare l’allenatore, sa tenere ottimi rapporti con i suoi giocatori. Io sono tifoso degli allenatori italiani però domando ai calciatori che ha avuto lui, parlo di sentimenti, hanno un sentimento forte nei confronti di quest’uomo».
PARAGONE NICOLA- CONTE – «Riesce a entrare nella testa, nel cuore dei suoi giocatori perché basta vedere quanto riescono a dare. Poi c’è anche il diversivo perché se si rende conto che uno non dà, non gliele manda a dire».
FABIO PECCHIA – «E’ stato un giocatore, ha fatto il corso con me, lo conosco bene. E’ un allenatore giovane che fa giocare la squadra e lotta per la salvezza come tutte le squadre che vengono su dal campionato, che provano a giocare bene, che provano ad imporre il gioco attraverso il palleggio. Per cui non bisogna preoccuparsi se questa squadra verrà e cercherà di giocare su un possesso palla anche forte, può avere problemi sulla difesa, probabilmente ci sono valori dei giocatori, giocatori validi, ma che hanno bisogno di fare esperienza».
RICORDO CAGLIARI – «La seconda volta che sono arrivato c’era qualche problema e intervenne il sindaco di Cagliari, mi aveva chiamato Scintilli. Venni di corsa perché con quello che c’era stato in precedenza, essere richiamato dal Cagliari per me era una liberazione. Il sindaco fece una dichiarazione molto semplice, “Non mi venire addosso, guarda che Olivieri è una persona per bene”. Non fu un annata felice, ci fu la retrocessione, parlavamo di campagna acquisti e io dissi “Guardi, mi ci vorrebbe un presidente” e lui disse “Non si può acquistare perché sono io, ma è un momento nel quale la forza per farlo non la ho”. Le cose andavano bene con una squadra aveva valori tecnici importanti, che faceva grandi prestazioni con le grandi squadre, con le piccole non dava. E’ impensabile, una squadra che deve lottare per la salvezza. Voglio dire con la Roma 4 partite e tra due di campionato e due di Coppa Italia, ai tempi era la Roma. Una vittoria in 10 contro 11, facevamo prestazioni di questo genere, noi siamo andati a Torino con la Juve 1-1, Sulcis, un ragazzo che studiava medicina. La Juve non vinse lo scudetto perché il Cagliari andò là a pareggiare e gli mancò un punto. Con le grandi facevamo prestazioni, con le piccole no».
VALORI TECNICI – «In campo le vedevo perché vedevo questa squadra contro le grandi, poi fece qualche errore, ne ho parlato tanto, faccio autocritica. Dopo una quindicina di giorni avevo Morfeo e non mi garbava. Andò con Prandelli e cominciò a fare il fenomeno. Quando succede una roba di questo genere (a me è successo raramente) l’allenatore sta male. Come dice, qui va male, se ne va e fa il fenomeno. Non gliel’avevo mai chiesto a Prandelli. Mi dice perché te non conosci un sistema di gioco che io conosco. Io gli dissi “I sistemi di gioco li conosco tutti” e mi dice “Questo no perché con Morfeo bisogna giocare 10+1 e mi spiegò cosa voleva dire, voleva dire quell’1 ce l’hai o non ce l’hai, quando hai la palla, la squadra conquista , cerca di darla a lui perché inventa” e io “Però non mi parlare di 9+2, al 10+1 ci posso pensare”, si sta parlando di un allenatore che è stato un grande».
CALCIO CAMMINATO – «Nasce dall’idea di giustizia sociale perché abbiamo considerato il calcio lo sport per i giovani. Io dico il diritto allo sport, alla salute fisica, mentale, sociale, perché stai insieme e non ti isoli come fanno gli anziani, noi abbiamo detto che è anche per gli anziani. Non ci può essere la fase di volo, è marcia, no contrasti, non si può alzare la palla, c’è il campo ridotto, porte 5 metri per 2, si gioca a 6. E’ un calcio dove chi ha fatto il calcio o lo spettatore di una certa età, uomo o donna che sia viene volentieri perché ritrova il gesto tecnico, il camminare, che è particolare e quindi si genera entusiasmo, la cosa mi garba molto».