2013
Virdis: «Dal Cagliari andai via a malincuore, me lo chiese il presidente»
Pietro Paolo Virdis può vantare una carriera di quelle importanti: il centravanti di Sindia, dopo aver vestito le maglie di Nuorese e Cagliari, ha conosciuto palcoscenici di lusso con Juventus, Udinese e Milan riuscendo anche a laurearsi capocannoniere della Serie A nella stagione 86/87.
Oggi l’ex attaccante possiede e gestisce a Milano Il gusto di Virdis, enoteca nella quale passa il suo tempo fra un bicchiere di vino e qualche chiacchiera calcistica. Ecco come si racconta oggi ai microfoni di Repubblica: «Abbiamo iniziato come negozio, ora da qualche anno facciamo aperitivi, pranzi e cene. Nasce dal mio amore per tutto ciò che è vino, enologia; poi in cucina non entro quasi mai, c’è mia moglie che è bravissima. Ogni tanto passa qualche ex compagno di squadra. I tifosi si fermano volentieri per bere un bicchiere di vino e fare due chiacchiere sulle mie squadre passate».
Fece scalpore nel 1977 la sua scelta di rinunciare al trasferimento in bianconero, anche se poi a Torino finì per andarci davvero: «Non fu un “grande rifiuto” alla Juventus in particolare. Il fatto è che su di me in quel momento c’erano i bianconeri ma volevo restare un altro anno in Sardegna, però il presidente mi disse che erano finiti i soldi e la società doveva per forza vendere. A malincuore, ma accettai».
C’è spazio anche per rivivere qualche tappa della carriera di Virdis: «Giocare con Zico è stato fantastico e complicato allo stesso tempo. Lui arrivò quando ero al mio secondo anno all’Udinese. Il brasiliano riuscì a vedere dei pertugi che non sempre io coglievo. Ma è stato straordinario, segnò tanti gol su punizione. Al Milan sono arrivato in un anno magari non felicissimo per il club. Ma quell’anno arrivò anche Liedholm, quindi la squadra cominciò a prendere forma con una sua identità: la zona, la costruzione del gioco, il tentativo di far divertiure la gente. Poi invece è arrivato il presidente Berlusconi e ha creato la macchina da guerra che ha vinto tutto. Lo scudetto dell’88? Il Napoli era scappato avanti e noi arrancavamo dietro, ma Sacchi ci spronava e ci ripeteva che ce l’avremmo fatta. Lui rivedeva il Napoli dell’anno precedente che, pur vincendo lo scudetto, aveva avuto una flessione nelle ultime giornate. Alla fine riuscimmo a superarli nella famosa partita del San Paolo. La doppietta in quella partita rimane nella memoria di tutti i tifosi. Fra i tanti campioni con cui ho giocato cito sempre Franco Baresi, incredibile per carisma e attaccamento alla maglia».