2014

Zeman: «Tavecchio scelto dalla casta». E sul Cagliari…

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Con lo spirito di sempre, quello che gli permette di dire quello che pensa senza filtri o timori, Zdenek Zeman ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport delle elezioni per la presidenza della FIGC e della crisi del calcio italiano: «E’ difficile cambiare il sistema se i personaggi sono sempre quelli, uomini che danno poca importanza al calcio giocato: è una casta che ha scelto il suo presidente. So bene che nel calcio ci sono quelli che pensano solo a far soldi. Li combatto, sono diverso. E insisto sulla mia strada. Dalla mia panchina e sui campi io vedo correre persone, non soldi, sento battere cuori, non le casse del business. Mondiali? Mi rifiuto di addossare la colpa a singoli. Non mi è piaciuto il gioco a fare di Mario Balotelli il capro espiatorio del tonfo mondiale, per di più dopo che gli stessi denigratori l’avevano esaltato per il gol all’esordio contro l’Inghilterra. C’è a monte un problema di cultura, di lavoro, di settori giovanili poco curati. Conte ct? E’ un allenatore, alla Nazionale serve un selezionatore».

Dalle questioni nazionali si passa poi a quelle particolari e quindi l’attenzione si sposta sul lavoro che sta svolgendo a Cagliari, a cui sta trasmettendo il suo credo: «Sto spiegando alla squadra che occorre lavorare duramente per far divertire la gente sugli spalti, i tifosi, quelli veri. Possiamo sorprendere? C’è spazio anche per noi. Mi diverto seguendo il mio progetto di calcio. Il problema dello stadio è importante, soprattutto per una società di Serie A. Ma anche qui vorrei distinguere fra sport e affarismo. Se costruire lo stadio diventa un alibi e uno strumento per poter realizzare investimenti immobiliari intorno e dentro lo stadio, questo non giova al calcio. Per me sarebbe bene aggiustare e migliorare gli stadi che ci sono. Sono contento che il presidente abbia grandi ambizioni e sogni, fondamentali nello sport. Poi bisogna rendersi conto della realtà. Se si vuole arrivare a qualche obiettivo, occorre sapere come arrivarci, con un progetto di lunga durata».

E Zeman non perde occasione per difendersi dalle critiche, come quelle di Miralem Pjanic, che ha rivelato di essersi allenato senza divertirsi con lui, evidenziando come sia cambiato il rapporto con i calciatori e tra i calciatori:  «Continuo a dire che il nostro è uno sport professionistico, e occorre lavorare seriamente. Se qualche giocatore, ad esempio Pjanic, crede che il campo sia un parco giochi, sbaglia. Prima stavano molto in gruppo, non ognuno per sé o chiuso con le cuffie o a navigare su Internet. Devo dire che a Cagliari c’è un bel gruppo, ho dieci giovani molto impegnati sul lavoro. E anche molto in sintonia fra loro. Io credo nei rapporti personali, detesto persino l’uso del telefono. A me piace giocare a carte e vedere i ragazzi giocare, anche se molte società lo proibiscono. Magari temono giochino a soldi. De Rossi? Io non ho mai avuto un problema con De Rossi, forse lui ha avuto problemi con me».

Dopo i nodi giallorossi più spinosi Zeman si toglie qualche sassolino dalle scarpe anche per quanto riguarda la Juventus ed in particolare la battutaccia dell’avvocato Agnelli, secondo cu non è stato riconoscente con la Juventus, che aveva portato in Italia sui zio Vycpalek salvandolo dai comunisti: «Una brutta battuta, ma ne fanno tutti, anche Tavecchio sui mangia banane. Razzismo? A me sembra che in Italia siate troppo sensibili su questo punto, nel senso che se si fischia un ragazzo africano ci si scandalizza più che se si fischia un italiano. Sapeste che cosa mi hanno urlato a Torino quando sono andato a giocare contro la Juve! Altro che razzismo! Mio zio era considerato il più grande talento del calcio ceko. Agnelli non ha salvato proprio nessuno».

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