Zola: «Italia, ci vuole pazienza per ricostruire» - Cagliari News 24
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2015

Zola: «Italia, ci vuole pazienza per ricostruire»

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La priorità di Gianfranco Zola è salvare il Cagliari, il resto, dalle telefonate di Claudio Lotito alle prospettive televisive di Adriano Galliani, interessa poco all’allenatore. Lo ha rivelato lo stesso tecnico ai microfoni de La Repubblica, a cui ha confermato l’interesse in passato della Lazio a prenderlo per guidare il club biancoceleste: «Scappato al primo incontro? Non esageriamo, diciamo che non mi aveva convinto».

Non è un buon momento per il calcio italiano, ma Zola ha la ricetta per uscire dalla crisi: «Sono questi i momenti importanti per ripartire. Da chi? Intanto dagli uomini. In Italia ce ne sono tanti che conoscono bene il mondo del calcio e potrebbero trovare risposte giuste. Non mancano da noi professionalità che hanno vinto Mondiali, Champions, scudetti. C’è l’imbarazzo della scelta. Bisogna cambiare sistema. Ci vuole pazienza per ricostruire e invece in Italia si ha fretta, si vuole vincere subito o si butta tutto all’aria. Per ottenere risultati immediati c’è solo una strada: spendere 200 milioni e comprare i giocatori migliori. Quindi ci penserà la crisi a portare pazienza e programmazione».

Le sconfitte aiutano a crescere. Ne è convinto Zola, che ai giovani ricorda le pagine nere della sua carriera anziché le sue vittorie: «Come il rigore sbagliato agli Europei del 1996 o l’espulsione al Mondiale del 1994. Li ricordo come i momenti più importanti per la mia crescita: i miei successi sono nati lì». A proposito delle polemiche sui giovani e gli stranieri in campo: «Dobbiamo anche dire che negli ultimi anni dai settori giovanili non arrivano più giocatori pronti per giocare ad alti livelli».

Il suo ritorno in Sardegna non ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai suoi giocatori dopo l’esperienza con Zdenek Zeman: «Anche per me il risultato deve arrivare col gioco».

Sulla poca considerazione per la Nazionale, di cui si è lamentato il commissario tecnico Antonio Conte invece: «Lui ha allenato la Juve, sa bene come funziona. Anch’io quando guidavo l’Under 21 avrei voluto avere più occasioni per allenare i ragazzi, ma come tecnico del Cagliari per me conta solo la prossima partita e voglio prepararla con tutti i miei giocatori. Credo che l’unica soluzione sia la proposta di Platini: trovare durante la stagione un periodo per le nazionali».

Al Chelsea intanto continuano a venerarlo: «Mi vogliono bene. Forse, oltre ai gol e alle vittorie, ho lasciato qualcosa di buono. Ma anche un pezzo del mio cuore è rimasto lì. Tifosi razzisti? Non credo, i veri tifosi del Chelsea non sono razzisti, mai sentito un’offesa né cori offensivi. Lo dimostra la durezza della società: fuori dalla stadio a vita. In Italia non ho visto prese di posizione così dure». E in merito alle accuse di razzismo rivolte a Sacchi: «Non scherziamo. Arrigo voleva denunciare un problema serio del nostro calcio: troppi stranieri nelle giovanili. Certo, poteva esprimersi meglio».

Infine, sul Parma che sta fallendo: «È un dolore perché lì ho passato giorni bellissimi. E mi dispiace per i magazzinieri, gli impiegati, i fisioterapisti che ora rischiano di perdere il lavoro. Brutta situazione».

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